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CANNES 2024 Concorso

Recensione: Bird

di 

- CANNES 2024: La regista britannica Andrea Arnold concorre per la Palma d'Oro con un racconto di formazione che mostra la bellezza e la durezza del crescere in una baraccopoli del Kent

Recensione: Bird
Nykiya Adams in Bird

Le opere della regista britannica Andrea Arnold sono state a lungo associate al realismo sociale, al punto che l'etichetta è diventata un'abbreviazione per descrivere qualcosa che è intrinsecamente più complesso di quanto non sia semplicemente reale. Arnold ha costruito dei mondi che sono socialmente veritieri (spesso appartenenti alla classe operaia), sì, ma la posta in gioco politica la si trova tutta nelle relazioni umane. Il suo film precedente, Cow [+leggi anche:
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, documentava il mondo animale con la stessa attenzione e cura, ma è passato un po' di tempo dal suo ultimo lungometraggio di finzione. Otto anni dopo l'assegnazione del Premio della Giuria ad American Honey [+leggi anche:
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, il Concorso di Cannes accoglie Bird, una favola umano-animale ambientata nel nord del Kent.

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Bailey (Nikiya Adams) ha 12 anni e vive con il padre Bug (Barry Keoghan) e il fratello Hunter (Jason Buda) in una casa occupata; dall'altra parte della città vivono la madre con gli altri tre figli e un fidanzato violento. Ma Bailey non può fare molto per questa situazione: le cose sono difficili e basta. Anche se è alle soglie dell'adolescenza, la protagonista ha già la sensazione di portare il peso del mondo sulle sue spalle. Mentre altri registi potrebbero trattare tutto questo come una premessa senza speranza, Arnold preferisce guidare lo spettatore verso un microcosmo più ricco, emotivamente ambivalente, dove nulla è semplice e allo stesso tempo, in qualche modo tutto è bello. Gabbiani, corvi, cavalli e volpi si aggirano nei paraggi e si ha la sensazione che gli animali sappiano più di quanto sospettiamo.

Non c'è una tabella di marcia per crescere, e Bailey deve affrontare da sola tutti gli ostacoli - le prime mestruazioni, il matrimonio imminente del padre e il proprio posto nella comunità - fino a quando, una mattina, incontra uno sconosciuto. Quando Bird (Franz Rogowski) attraversa saltellando il campo dove Bailey ha trascorso la notte, lei tira fuori il telefono, avvertendolo di allontanarsi. Per tutta risposta, lui sorride e fa una giravolta, compiacendosi del fatto che lei lo stia riprendendo. Ogni volta che Rogowski compare nell'inquadratura, lo schermo è pervaso da un'ipnotica sensazione di benessere e non c'è da stupirsi se la sua presenza eterea lascia il segno nell'adolescente, ma non nel modo in cui ci si aspetterebbe.

Bird è profondamente radicato nella dura realtà delle parole violente e dei cicli di traumi familiari, così come nei legami mistici che legano gli uomini agli animali: in questi incroci, il film trova la salvezza. È proprio questa sinergia a rendere l'opera una meraviglia del cinema europeo contemporaneo. E si vede anche: la macchina da presa affettuosa di Robbie Ryan ha ancora una volta il compito di avvicinarci alle meraviglie inarticolate che circondano una protagonista femminile, a maggior ragione in un progetto che tratta la distanza tra le specie non come un divario, ma come un ponte. In questo modo, Bailey, come Mia in Fish Tank [+leggi anche:
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o Star in American Honey, si prepara costantemente ad affrontare il futuro da sola. Ma a differenza di loro, forse non dovrà farlo.

Bird è prodotto dalla londinese House Productions in coproduzione con le francesi Ad Vitam e ARTE France Cinéma, mentre Cornerstone Films Limited si occupa delle vendite mondiali.

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(Tradotto dall'inglese)


Photogallery 16/05/2024: Cannes 2024 - Bird

14 immagini disponibili. Scorri verso sinistra o destra per vederle tutte.

Andrea Arnold, Franz Rogowski, Jason Buda, Barry Keoghan, Nykiya Adams
© 2024 Fabrizio de Gennaro for Cineuropa - fadege.it, @fadege.it

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