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CANNES 2024 Quinzaine des Cinéastes

Recensione: Ghost Cat Anzu

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- CANNES 2024: Il film di Yôko Kuno e Nobuhiro Yamashita è una festa visiva per i fan dell'animazione giapponese, anche se la storia non è all'altezza

Recensione: Ghost Cat Anzu

L'animazione giapponese ha dimostrato più volte la sua versatilità nel rappresentare personaggi e situazioni che vanno dal caribo al grottesco, con l'emergere dell'inaspettato lungo il percorso. Vi chiederete che cosa si possa avere contro un gatto antropomorfo - un grande, tenero e soffice amico che può persino parlare con voi - a meno che non abbiate un gatto vostro, quando gli animali domestici si rivelano spesso non solo giocosi e altamente indipendenti, ma anche sfacciati e con pochi rimorsi. Un personaggio del genere è alla base dello sforzo congiunto dell'animatrice Yôko Kuno e del regista di Linda Linda Linda Nobuhiro Yamashita, Ghost Cat Anzu [+leggi anche:
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scheda film
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. Basato sull'omonimo manga di Takashi Imashiro, il film è stato presentato in anteprima alla Quinzaine des Cinéastes di Cannes.

Dopo la morte della madre Yuzuki (Mika Ichikawa), la giovane Karin (Noa Gotō), in età scolare, viene lasciata a casa del nonno monaco dal padre Tetsuya (Munetaka Aoki), che la abbandona a se stessa. Assai ingenua, la ragazzina deve imparare rapidamente a convivere con Anzu (Mirai Moriyama), un gatto antropomorfo di dimensioni umane che il nonno ha salvato e allevato molti anni prima, dandogli il soprannome di "gatto fantasma" a causa del suo stato apparentemente senza età. Anzu, che gira in motorino per la città facendo lavori saltuari ma che può anche interagire con gli spiriti dell'aldilà, crea scompiglio e inizialmente si scontra con Karin, che vuole solo avere un'infanzia il più normale possibile.

Nel bene e nel male, Ghost Cat Anzu non può sfuggire ai paragoni con un'opera innovativa come La città incantata: animali parlanti e soprannaturali dalle dubbie intenzioni,  assieme a una ragazzina solitaria, sembrano essere la ricetta perfetta per un'opera d'animazione eccentrica. Il paragone potrebbe essere fatto anche con Il mio vicino Totoro, con la sua improbabile amicizia tra la protagonista umana e le sue controparti creaturali sovradimensionate. Ma il film  si trascina più a lungo del dovuto, mentre il conflitto principale - un'incredibile sequenza che si svolge nel mondo sotterraneo - e la trasformazione di Anzu da seccatore a eroe sono troppo brevi per permetterci di empatizzare completamente con Anzu. La colonna sonora giocosa di Keiichi Suzuki fa la parte del leone quando si tratta di accettare la crescita dell'amicizia tra Karin e il gatto fantasma.

Ad ogni modo l'animazione è all'altezza della situazione e i registi conferiscono al film un'affascinante e calda qualità artigianale. L'animazione dello sfondo, simile a un dipinto e dai colori sgargianti, contrasta con i personaggi più semplici e delineati, che sono deliziosi nel loro assortimento, in particolare gli amici di Anzu, piccoli folletti della foresta e altre creature fantasma che assumono la forma di funghi antropomorfizzati, rane e panda rossi. La diversità nell'animazione dei personaggi sembra aspirare a quella del famoso Studio Ghibli, anche se con minore profondità. Gli occhi, in particolare, trasmettono la gamma emotiva dei movimenti dei personaggi, da quelli fissi dei bambini del posto e degli aggressivi agenti di polizia alle pupille morbide dello sguardo di Karin e Anzu, simile a quello di Doraemon.

Ghost Cat Anzu è una coproduzione tra Giappone e Francia di Shin-Ei Animation e Miyu Productions. Le vendite internazionali sono di Charades.

(Tradotto dall'inglese)

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