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CANNES 2024 Concorso

Recensione: Grand Tour

di 

- CANNES 2024: L'ultima fatica di Miguel Gomes è un'esperienza cinematografica giocosa e affascinante che racconta la storia di un uomo che fugge dalla sua promessa sposa

Recensione: Grand Tour
Crista Alfaiate (a sinistra) e Lang Khê Tran in Grand Tour

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, è probabilmente uno dei titoli più ambiziosi presentati al Festival di Cannes di quest'anno. È stato presentato in anteprima nel concorso principale e racconta una storia ambientata nel 1917. Seguiamo Edward (il talentuoso Gonçalo Waddington), un funzionario dell'Impero Britannico a Rangoon, in Birmania, che scappa dalla sua fidanzata, Molly Singleton (una carismatica e irriverente Crista Alfaiate), il giorno in cui lei arriva per sposarsi.

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Durante il viaggio, però, il panico lascia il posto alla malinconia. Edward, sempre più disperato (o depresso, o forse entrambe le cose), decide di prendere la più vile delle decisioni. Molly, però, non vuole tornare a Londra e continua a seguire le sue tracce, intraprendendo così un Grand Tour asiatico.

L'approccio più ovvio alla realizzazione di questo racconto sarebbe stato quello di seguire l'ordine lineare degli eventi e di dotarlo di una discreta messa in scena tipica di un dramma d'epoca ambientato negli anni Dieci. Gomes segue questa strada, ma questo rappresenta solo una parte del suo lavoro registico.

Alcune parti sono invece brillantemente sostituite da arguti commenti di una voce fuori campo (parlati in diverse lingue asiatiche, spesso corrispondenti ai luoghi in cui si svolge la narrazione), accompagnati da frammenti e ritratti d’oggi, quasi documentaristici. Per la maggior parte, queste aggiunte funzionano magnificamente, in quanto si intrecciano con le scene ambientate nel 1917, riprese in uno splendido bianco e nero.

La trama rimane facile da seguire, e questo è lodevole, ma è arricchita da inaspettati tocchi di ironia che prendono la forma di immagini diverse - ad esempio, un vecchio ubriaco che canta stonato la leggendaria My Way di Frank Sinatra, due panda bloccati su un albero, o una trafficata strada asiatica ronzante di auto e moto accompagnata dalle note del valzer Sul bel Danubio blu di Strauss.

Inoltre i due personaggi principali sono complessivamente ben sviluppati e accattivanti. Molly, ad esempio, è una giovane donna determinata. Nonostante la situazione in cui si trova, sembra essere di umore leggero e soffia piccole pernacchie quando si diverte. I dialoghi sono incisivi e la presenza di diversi personaggi minori - tra cui il cugino squattrinato di Molly, uno spasimante fastidioso, una cantante d'opera italiana e alcuni misteriosi vecchi saggi incontrati lungo la strada - rendono l'intero viaggio divertente e complesso.

Gomes realizza così un'opera cinematografica che rimane nella memoria. Grand Tour è un dramma on the road che racchiude - almeno in una certa misura, senza essere pretenzioso o troppo "highbrow" - elementi di colonialismo passato e presente, divisioni sociali, amore e paura. È un film coraggioso che non cerca l'approvazione del pubblico, rimanendo fedele al suo nucleo dall'inizio alla fine e trovando un buon equilibrio tra essere "elegante" e rimanere comprensibile. È un'impresa rara, di questi tempi. Chapeau!

Grand Tour è prodotto dalla portoghese Uma Pedra no Sapato, dall'italiana Vivo Film, dalle francesi Shellac e Cinéma Defacto, dalla tedesca The Match Factory Productions, dalla giapponese Creatps e dalla cinese Rediance. The Match Factory è anche responsabile delle vendite mondiali del film.

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(Tradotto dall'inglese)


Photogallery 22/05/2024: Cannes 2024 - Grand Tour

22 immagini disponibili. Scorri verso sinistra o destra per vederle tutte.

Miguel Gomes, Lang Khê Tran, Cláudio da Silva, Gonçalo Waddington, Cristina Alfaiate
© 2024 Fabrizio de Gennaro for Cineuropa - fadege.it, @fadege.it

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