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CANNES 2024 Cannes Première

Recensione: Vivre, mourir et renaître

di 

- CANNES 2024: Il melodramma di Gaël Morel, semplice, sobrio e toccante, racconta di un trio di innamorati a cui il cielo crolla addosso

Recensione: Vivre, mourir et renaître
Théo Christine e Victor Belmondo in Vivre, mourir et renaître

"A cosa pensavi mentre lo facevi?". Quando la giovinezza, i sentimenti e la prospettiva della morte si intrecciano strettamente, si scatenano emozioni paradossali, tra sentimenti di ingiustizia, rabbia, dolore e compassione, e la vita inevitabilmente continua, con il futuro, come sospeso, in cui è difficile proiettarsi nel momento. Ma è anche un tempo di cruda sensibilità, di echi profondi e di piccoli gesti che significano molto. È questo il territorio universale che il regista francese Gaël Morel esplora con grande delicatezza in Vivre, mourir et renaître, presentato nel programma Cannes Premières del 77mo Festival di Cannes.

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"Capisco come qualcuno possa amarti". L'infermiera Emma (la carismatica Lou Lampros) vive a Parigi con il conducente della metropolitana Sammy (Théo Christine, vibrante come sempre) e il loro giovanissimo figlio Nathan, ma un nuovo capitolo della loro vita inizia quando si trasferiscono nell'appartamento accanto al laboratorio del fotografo Cyril (un ottimo Victor Belmondo). Quest'ultimo stringe amicizia e ben presto molto di più con Sammy, una passione romantica che viene presto notata da Emma che accetta la situazione, stringendo un patto di non aggressione con Cyril, che le piace. Ma le bolle di sapone dei giorni felici scoppiano molto rapidamente ("comincia a bruciare") poiché siamo negli anni '90 e aleggia l'ombra dell'AIDS, che colpirà il trio...

Coprendo in modo molto fluido un decennio grazie a una moltitudine di piccole ellissi e un altro periodo di cinque anni, la trama (co-firmata dal regista con Laurette Polmanss) procede molto abilmente, distillando il fascino degli incontri, le sorprese e gli shock, la disperazione e l'accettazione, nonché un tocco di fantasia, il tutto integrato con tenerezza dalla piccola falange di questi personaggi dal cuore gentile. Il regista trova una giusta distanza tra la violenza emotiva di fondo della sceneggiatura (l'infezione, la divorazione della malattia, la perdita) e una piccola e toccante musica idealmente racchiusa nelle partiture di Georges Delerue. Questa esigenza formale mantiene in perfetto equilibrio la tensione tragica del film, rendendo le emozioni allo stesso tempo strazianti e trattenute nell'urgenza del presente, quasi a tratteggiare il quadro dell'eterna giovinezza. Questa fame di vita contro ogni previsione è simboleggiata da una gioiosa rivisitazione di una sequenza del film Rosso sangue di Leos Carax (con Modern Love di David Bowie come colonna sonora) e da una tenera fuga crepuscolare nella città italiana di Sorrento. Tutto questo fa sì che il film realizzi pienamente, e con commovente modestia, il programma del suo titolo: vivere, morire, vivere di nuovo.

Vivre, mourir et renaître è prodotto da ARP Sélection e coprodotto da Arte France Cinéma. Le vendite internazionali sono guidate da Goodfellas.

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(Tradotto dal francese)

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