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CANNES 2024 Un Certain Regard

Recensione: September Says

di 

- CANNES 2024: Ariane Labed adatta il romanzo coming-of-age di Daisy Johnson, Sorelle, in uno dei migliori esordi alla regia di quest'anno

Recensione: September Says
sx-dx: Pascale Kann, Rakhee Thakrar e Mia Tharia in September Says

Da quando Ariane Labed ha debuttato con il suo primo cortometraggio da regista, eravamo impazienti di vedere la sua visione artistica concretizzarsi in un lungometraggio. Cinque anni dopo l'anteprima di Olla alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes 2019, Labed è stata catapultata in un promettente spazio in Un Certain Regard con September Says [+leggi anche:
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, per citarne alcuni), il suo debutto nel lungometraggio segue due sorelle - la quindicenne July (Mia Tharia) e la poco più grande September (Pascale Kann) - e la loro madre artista single, Sheela (Rakhee Thakrar). Le ragazze fanno giochi audaci e spesso irresponsabili, che portano la madre allo stremo delle forze, ma in ogni caso questo trio rimane forte: c'è sempre formaggio su pane tostato da mangiare in un fortino di coperte improvvisato, dove il mondo non è più una minaccia per le giovani ragazze che pensano con la loro testa.

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L'attrice-regista greco-francese ha scelto il romanzo gotico Sisters di Daisy Johnson del 2020 come fonte principale per il suo debutto nel lungometraggio, e non c'è da stupirsi, visto che le due condividono l'interesse per le relazioni di controllo e le complessità dell'amicizia femminile. In Sisters e September Says, rispettivamente, questi temi si svolgono tra due sorelle in modo più drammatico e cinematografico. Balthazar Lab torna alla fotografia, come aveva fatto con Olla, affiancato dalla magistrale Bettina Böhler (frequente collaboratrice di Christian Petzold), il cui lavoro di montaggio è determinante per creare il ritmo interno del film e prepararci alle sorprese narrative. I due registi costruiscono un mondo visuale per questa affiatata relazione tra July e September attraverso grandangoli e lunghe inquadrature, con la durata perfettamente calibrata di ogni scena a rivelare la giusta quantità di informazioni sulla progressione della trama.

Labed non è interessata a ritratti psicologici, ma è sicuramente attratta da personaggi ambivalenti. Invece di addentrarsi nella loro psiche, preferisce lasciarli liberi di esprimersi: le loro azioni e reazioni sono già abbastanza rivelatrici. Ad esempio, July e September hanno organizzato un gioco elaborato in cui la seconda sfida (appunto con le parole del titolo, "September dice...") e la prima deve obbedire. In caso contrario, "perde una vita", come in un gioco per computer. Le richieste possono variare (dal mangiare un barattolo di maionese all'autolesionismo), ma ciò che hanno in comune è il fascino della sottomissione e il potere insito nel controllo.

Sia Tharia che Kann devono lavorare con un'infinita dose di vulnerabilità per rendere credibile questa relazione, e poi per eliminare le tracce del loro coinvolgimento emotivo per ottenere un risultato diretto. È interessante notare come il mondo di September Says non sia di per sé privo di umorismo e di toni accesi, ma farlo sembrare tale fa parte della recita che le sorelle mettono in scena. Il loro rapporto di parentela è di quelli (molto) nodosi, e Labed è il candidato ideale per esaminarne da vicino i legami e gli intrecci e, nel farlo, per offrire uno dei migliori debutti dell'anno.

September Says è prodotto dall'irlandese Sackville Film & TV Productions in coproduzione con Crybaby Films (Regno Unito) e MFP Gmbh (Germania). The Match Factory si occupa delle vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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