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BIOGRAFILM 2024

Recensione: The Roller, the Life, the Fight

di 

- Il documentario di Elettra Bisogno e Hazem Alqaddi racconta l’incontro tra due mondi e un percorso di conoscenza reciproca prezioso e a suo modo rivoluzionario

Recensione: The Roller, the Life, the Fight

“Se fai le cose senza sentimento, non significano nulla”. Quando Elettra gli propone di fare un film su di lui, Hazem le assicura che il tutto si svolgerà nel modo più naturale possibile e che la telecamera, tra di loro, non sarà di impaccio: basta fare le cose con sentimento. Ed è un sentimento profondo di amore e di lotta comune quello che emerge dal documentario che Elettra Bisogno e Hazem Alqaddi hanno co-diretto, The Roller, the Life, the Fight, ora proiettato al 20mo Biografilm di Bologna, dopo essersi aggiudicato il premio per il miglior esordio a Parigi, al festival Cinéma du réel, lo scorso marzo.

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Elettra e Hazem si sono incontrati e innamorati in Belgio. Lei ci è arrivata per studiare cinema documentario, lui dopo una lunga fuga da Gaza. Quando decidono di fare questo film, decidono anche che Hazem non sarà un semplice oggetto di indagine, ma parteciperà in maniera attiva alle riprese. Chiede a sua zia lontana di inviargli dei video da Gaza, in particolare le chiede di riprendere il cielo, le stelle, gli alberi, le persone che fanno il fuoco e si riuniscono intorno ad esso: le cose belle. Ci fa vedere, attraverso le immagini satellitari, dove era esattamente la sua casa, in una strada che lui definisce “meravigliosa”, vicino a un aeroporto che “era il più bello del mondo”, oggi distrutto.

Hazem rispolvera anche vecchi filmati che lo ritraggono mentre pattina sui rollerblade, la sua passione, e alcuni video che ha girato nei centri di permanenza, per documentare la vita dei rifugiati durante il suo lungo viaggio verso il cuore d’Europa. Soprattutto, Hazem non si pone come una vittima: è vitale, ha i suoi sogni, ha uno sguardo critico – mai passivo – verso una società occidentale piena di divisioni e di carte bollate. “Voglio la mia libertà su questa terra, altrimenti avrei preferito non nascere”, dice, ed è per questo che quando gli viene notificato il decreto di espulsione dal Belgio, non si arrende e decide di tornare su quell’isola greca dove era approdato anni prima, passando dalla Turchia, per completare i suoi documenti. E a costo di rivivere momenti non proprio felici.

Elettra è sempre al suo fianco. La sua telecamera riprende, spesso di nascosto, i controlli della polizia e le discussioni con i funzionari che dovrebbero aiutare Hazem a ottenere il suo passaporto. Le difficoltà sono tante, ma ciò non impedisce ai due “outsider” di sognare un futuro insieme, di immaginare alternative. Se c’è un aspetto che emerge forte da questo documentario, al di là del (purtroppo) noto trattamento dei rifugiati come esseri umani di serie B, è la lotta che una coppia come la loro – composta da una persona libera e da un’altra che di fatto non lo è, per il semplice fatto di essere nato nel Paese sbagliato – deve affrontare. In più, c’è l’incontro tra due mondi e un percorso di conoscenza reciproca, anche attraverso il mezzo cinematografico, prezioso e a suo modo rivoluzionario.

Elettra e Hazem scelgono di raccontare la loro storia attraverso immagini spesso incerte, frammentarie, parziali, a volte sovraesposte, a volte fuori fuoco, passandosi la telecamera l’una con l’altro. Uno stile che può non piacere, ma che indubbiamente restituisce quella naturalezza che i due filmmaker si erano riproposti sin dall’inizio.

The Roller, the Life, the Fight è prodotto da Tândor Productions (Belgio) in coproduzione con CBA - Centre de l’Audiovisuel à Bruxelles, che lo distribuisce anche, e GSARA Bruxelles.

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