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TRIBECA 2024

Recensione: Under the Grey Sky

di 

- L'opera prima di Mara Tamkovich è un ritratto sottile ma convincente della vita sotto la dittatura in Bielorussia

Recensione: Under the Grey Sky
Aliaksandra Vaitsekhovich in Under the Grey Sky

Il primo lungometraggio di Mara Tamkovich, presentato in anteprima mondiale al Tribeca Film Festival, è un'abile dimostrazione delle sue capacità registiche e del suo gusto artistico. Under the Grey Sky [+leggi anche:
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intervista: Mara Tamkovich
scheda film
]
è stato finanziato dal Polish Film Institute  nell'ambito del  programma speciale,  chiamato Microbudget, per registi esordienti. I registi selezionati lavorano con sovvenzioni relativamente piccole (fino a 250.000 euro) e con tempi stretti: hanno circa un anno per completare il film dopo aver ottenuto la sovvenzione. Questi criteri di produzione sono importanti quando si parla del film di Tamkovich, poiché le restrizioni finanziarie hanno portato ad alcune interessanti decisioni artistiche. Le scene sono state girate principalmente in spazi interni, con luce naturale e un gruppo ristretto di due o tre attori. Se a questa estetica misurata si aggiungono alcune interpretazioni sommesse ma succose dei suoi attori principali (Aliaksandra Vaitsekhovich e Valentin Novopolskij), tutto si unisce per offrirci un delicato ritratto della vita sotto il regime del governatore bielorusso Alexander Lukashenko.

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Invece di mostrare il quadro generale e di concentrarsi sui meccanismi politici, il regista polacco-bielorusso lavora su una microscala che facilita il  legame dello spettatore con la storia. Lena (Vaitsekhovich) è una reporter televisiva che lavora per un media dell'opposizione e trasmette le proteste brutalmente represse dalla polizia. Quando lei e il suo operatore vengono rintracciati da un drone e arrestati, il loro destino è nelle mani dello Stato. Ci sono pene severe per il reato di non essere un sostenitore del regime, e il prezzo da pagare potrebbe essere anche di qualche anno di prigione.

Mentre Lena è dietro le sbarre, incontriamo suo marito, Ilya (Novopolskij). Speravano di lasciare il Paese insieme e ricominciare da capo da qualche altra parte. Ora deve nascondersi per non essere ammanettato anche lui e per cercare di conoscere il destino di sua moglie e sperare di farla uscire di prigione. Il regime machiavellico ha un'offerta per Lena che renderebbe possibile il suo rilascio e la sua emigrazione, ma a un prezzo elevato, ovviamente...

In una serie di flashback, Tamkovich mostra che Ilya e sua moglie avevano atteggiamenti diversi nei confronti di quelli che consideravano i loro doveri verso il Paese, verso se stessi e la loro relazione. Il dilemma della disobbedienza e della lotta per una giusta causa e per la libertà contro il conformismo quotidiano è il nucleo etico della storia e crea efficacemente la tensione drammatica. Per quanto possa sembrare un cliché, il dilemma è universale, poiché la storia è incentrata soprattutto su questi due personaggi, con un'interferenza minima da parte delle forze oscure del regime bielorusso.

La storia è ispirata a fatti reali e tutti i filmati delle proteste e della condanna di Lena sono autentici; il suo personaggio è  basato infatti sulle vicende  di Katsiaryna Andreyeva di Belsat TV. Non si tratta però del racconto di una storia altrui, ma di una storia che  da essa deriva, e con la quale la regista crea la propria visione artistica in modo sapiente.

Under the Grey Sky è prodotto dalla polacca Media Corporation, mentre Loco Films si occupa delle vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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