email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

FIDMARSEILLE 2024

Recensione: bluish

di 

- Lilith Kraxner e Milena Czernovsky firmano un'opera seconda meditativa e sperimentale che si rivela più un concept cinematografico assimilabile alla trance che altro

Recensione: bluish
Natasha Goncharova in bluish

Non blu, ma bluish [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, bluastro: anche solo con il titolo del loro film, il duo di registe austriache Lilith Kraxner e Milena Czernovsky presenta immediatamente al pubblico una premessa e un'idea, più che un'immagine concreta. Forse si tratta di una metafora cromatica o di qualcosa che semplicemente evoca uno stato emotivo, come la tonalità bluastra della pelle e delle labbra quando si boccheggia, o il segno del crepuscolo provocato dalle ultime striature del sole che scompare dal cielo. Lost in translation, lost in space, o forse anche lost in life? Il film non è certo sfuggito al suo pubblico: bluish è stato presentato in anteprima mondiale al FIDMarseille e ha vinto il Grand Prix nel Concorso Internazionale.

Il film segue molto vagamente la vita quotidiana di Errol (Leonie Bramberger) e Sasha (Natasha Goncharova), due giovani donne che vivono a Vienna, la seconda delle quali parla russo e inglese, sperimentando così una diversa forma di allontanamento dall'ambiente circostante. Le vediamo partecipare a lezioni su Zoom, visitare mostre di mobili e d'arte, incontrare nuove persone e, soprattutto, esistere. Anche il primo lungometraggio di Kraxner e Czernovsky, Beatrix [+leggi anche:
recensione
scheda film
]
, era stato presentato in anteprima al FIDMarseille nel 2021, dove aveva suscitato paragoni con Jeanne Dielman di Chantal Akerman e la sua routine avvincente. bluish, pur non essendo ampiamente più narrativo, include alcune sequenze sperimentali, come sezioni di un ambiente 3D blu (tratte dal film sperimentale in VR GLITCHBODIES di Rebecca Merlic) e momenti di solo audio con una cornice nera.

Kraxner e Czernovsky - che hanno firmato sceneggiatura, regia e montaggio - rafforzano l'atmosfera nebulosa e transitoria del film con le splendide riprese sgranate di Antonia de la Luz Kašik. Il reparto artistico, composto da Hanga Balla e Pauline Stephan, dà vita a questo mondo con scelte cromatiche minuziose, immergendo l'intera tavolozza della scenografia in una tonalità blu freddo. Al di là della gradazione cromatica, le implicazioni del titolo fluttuano fino agli abiti blu, alle piastrelle blu delle pareti, alle bottiglie blu, ai liquidi blu e persino al riflesso blu degli schermi dei telefoni sui volti. Ma queste scelte non risaltano mai in modo negativo, bensì affondano in un’esperienza visiva inconscia e vi rimangono aggrappate.

Non è certo una cosa per tutti, ma lo stile e la tecnica di evocazione dello spazio liminale, attraverso cui il film si fissa all'interno del cervello, sono indubbiamente efficaci. Con l'approccio soggettivo e fenomenologico delle registe, siamo portati a soffermarci e a soffermarci ancora, senza concentrarci sulle specificità di ogni scena. Kraxner e Czernovsky pongono lo spettatore in uno stato di ricordo, dove il tempo non è lineare e i ricordi affiorano attraverso la nebbia, non sempre con lo stesso grado di chiarezza. Queste istantanee di Errol e Sasha catturano il luogo d'essere sempre eterotopico dei nostri personaggi, una certa transitorietà nella loro mobilità e la disconnessione che deriva dal mondo di oggi. Qui non si tratta né del viaggio né della destinazione, ma forse di qualcosa che sta sempre nel mezzo.

bluish è una produzione dell’austriaca Panama Film, mentre le vendite internazionali sono a cura di Square Eyes.

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy