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KARLOVY VARY 2024 Proxima

Recensione: Stranger

di 

- Nella sua seconda opera di finzione, Yang Zhengfan ci invita a entrare in alcune stanze d'albergo attraverso sette storie differenti, ma purtroppo il film risulta più lungo del necessario

Recensione: Stranger

Le stanze d'albergo possono sembrare luoghi estranei, ma anche case temporanee. Sono allo stesso tempo generiche e idiosincratiche, diverse per tipologia e genere, ma uguali per natura. Le stanze d'albergo, e i brevi scorci della vita che si svolge al loro interno, sono il tema del quarto lungometraggio di Yang Zhengfan, e suo secondo lungometraggio di finzione, Stranger [+leggi anche:
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scheda film
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, presentato in anteprima mondiale al concorso Proxima del Festival di Karlovy Vary.

Le regole del gioco sono semplici: vediamo sette scene, ciascuna girata in un'unica lunga ripresa. Alcune di esse sono divertenti, altre struggenti, altre ancora cariche di emozioni, altre misteriose e altre puramente meditative. In teoria, ognuna funziona come un cortometraggio a sé stante, ma insieme dovrebbero creare una narrazione completa.

Vediamo una cameriera che si prende un momento di riposo, prima di affrettarsi a pulire la stanza e passare al compito successivo, mentre la battuta più significativa di questo episodio è abilmente nascosta e conservata per la fine. Due individui sospetti si scontrano con due agenti di polizia dopo che questi sono entrati nella loro malandata stanza di motel con la scusa di ispezionarla. Una ripresa a rotazione di un servizio fotografico di matrimonio mette a nudo alcuni segreti profondamente sepolti. Una coppia prova il dialogo che intende avere con un ufficiale dell'immigrazione statunitense, visto che la donna vuole dare alla luce suo figlio nella "terra promessa". Una giovane donna che lavora come operatrice di chat su Internet discute con i suoi clienti la sensazione di non appartenere a nessun luogo. Un uomo di mezza età racconta elementi della sua vita solitaria e impantanata nella routine, mentre ne esegue una: indossare un costume per il lavoro. Infine, vediamo le luci accendersi e spegnersi attraverso le finestre, mentre i suoni dell'ambiente circostante si fanno sentire.

Ci si potrebbe aspettare un certo livello di disomogeneità da un lungometraggio che in realtà è una serie di cortometraggi, e Yang Zhengfan cerca di trovare un equilibrio tra coerenza e variazione. Dal punto di vista della regia, ha alcune idee interessanti e può contare sull'operatore che lo capisce meglio: se stesso. Dato che ha più esperienza con i documentari che con i film di finzione, qui funzionano meglio i momenti in cui si rifà a uno stile osservativo.

Stranger parte forte, con uno stile piuttosto rigoroso, in cui le riprese sono effettuate da una posizione fissa o con movimenti geometricamente regolari, ma che risultano più freschi grazie a un po' di umorismo inserito nei dialoghi. Dopo il quarto episodio, che è il principale e il più carico di emozioni, si ha la sensazione che Stranger perda di forza e di senso. In poche parole, le ultime tre storie non hanno nulla a che fare con le stanze d'albergo, si affidano troppo alle interpretazioni degli attori principali nei panni dei loro personaggi solisti e a volte scivolano in momenti di imperfezione tecnica, soprattutto nel reparto audio. Alla fine, Stranger risulta durare più di quanto sia necessario, mentre il regista gioca troppo con le sue buone idee, che vengono realizzate in modo imperfetto e poco vario.

Stranger è una coproduzione statunitense-cinese-olandese-norvegese-francese guidata da Burn The Film in coproduzione con BALDR Film, Norsk Filmproduksjon e Les Films de l’Après-Midi. Burn The Film detiene anche i diritti di distribuzione e vendita.

(Tradotto dall'inglese)

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