Recensione: Trans Memoria
- L'artista concettuale Victoria Verseau non si risparmia nel suo lungometraggio d'esordio, documentando il ritorno ai ricordi, il dolore e il processo di transizione

L'artista e regista svedese Victoria Verseau apre il suo film poetico, Trans Memoria [+leggi anche:
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intervista: Victoria Verseau
scheda film], con un primo piano di piccoli oggetti semitrasparenti, a prima vista indistinguibili. Involucri di plastica, preservativi usati, auricolari bianchi con il loro cavo, un osso: tutti questi resti di una vita vissuta illuminano lo schermo con la loro presenza, ma il loro significato rimane nascosto.
"Colleziono, documento, scrivo i miei ricordi, per paura che scompaiano", confessa Verseau in una voce fuori campo spettrale tanto quanto gli oggetti consumati. Con un progetto radicalmente aperto e personale come questo, Verseau già si distingue come regista da tenere d'occhio, mentre il suo livello di impegno estetico ed etico ha fatto sì che Trans Memoria venisse presentato in anteprima mondiale al concorso Proxima di Karlovy Vary.
Al suo debutto nel lungometraggio, la regista torna in Thailandia, dove nel 2012 si è sottoposta a un intervento chirurgico di transizione di genere. Raramente luoghi non identificati (un ospedale, una stanza d'albergo, una spiaggia desolata che non ha nulla a che vedere con le immagini da cartolina della Thailandia che siamo abituati a vedere) colpiscono così tanto lo spettatore ignaro della loro storia per la loro dimensione personale. Inoltre, quel luogo in Trans Memoria rappresenta più cose insieme: una capsula del tempo, una scatola dei ricordi, un diorama e una versione tassidermica di come doveva essere quel passato, quando Verseau si è svegliata dopo l’operazione e si è filmata, a malapena cosciente. Ricordando i giorni, i mesi e gli anni successivi all'operazione, la regista descrive spesso la presenza di Meril (la sua cara amica, che si è sottoposta all'intervento di transizione di genere nello stesso periodo) come angelica e spettrale. Angelica perché Meril l'ha salvata intraprendendo lo stesso percorso, spettrale perché Meril ha finito per togliersi la vita.
La dualità e l'ambivalenza sono nozioni fondamentali in Trans Memoria e per la miriade di storie individuali vissute dalle persone trans a cui il film rende omaggio. Questo è certamente il primo documentario di una regista trans che si discosta in modo deciso dagli archi narrativi tradizionali, senza esimersi dal commentarli. Ci sono alcune sequenze intense in cui le amiche di Verseau, Athena e Ameena, esprimono le loro opinioni senza esitazione e mettono in discussione la regista, sia in relazione al suo film che alla sua disposizione personale. L'inclusione di queste scene dimostra l'impegno del film ad abbracciare la molteplicità dei punti di vista e delle esperienze vissute, anche sul tema della morte e del suicidio. Trans Memoria non è solo un film personale: è un dono prezioso.
Tornare al punto di partenza non è facile, rivisitare un ricordo spesso contraddice la realtà, e la cancellazione che si ottiene con la ripetizione emerge forte e chiara, sia sulla superficie dello schermo che nell'impatto emotivo delle scene stesse. Verseau integra i video a bassa risoluzione del suo diario filmato con le immagini del presente, e il tremolio dei primi completa la calma e la malinconia di queste lunghe riprese di luoghi deserti. Questo anonimo hotel tailandese è lo stesso e allo stesso tempo non lo è: il film riesce a trasmettere questa sovrapposizione in modo straordinario, senza ricorrere a sotterfugi o spiegazioni. È la voce fuori campo di Verseau che si confessa a noi che non solo si sente, ma si percepisce in ogni immagine che il direttore della fotografia Daniel Takács ci regala. Accennando a risposte più ampie, speranzose e sincere alle domande sulla femminilità o sulla libertà di vivere e morire (tra le altre cose), Trans Memoria esprime sia la mancanza di ciò che è irreversibilmente perduto sia il sogno che, forse, non tutto è completamente andato per sempre.
Trans Memoria è prodotto dalla società di Stoccolma HER Film in coproduzione con la compagnia francese Les Films du Bilboquet. Outplay Films gestisce le vendite mondiali del documentario.
(Tradotto dall'inglese)
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