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Recensione: The Gardener’s Year
- Il film di Jiří Havelka sonda il conflitto tra tradizione e modernità, ma alla fine non riesce ad essere una satira e si presenta più come una tragicommedia dalla trama esile e ripetitiva

Il drammaturgo e regista ceco Jiří Havelka si è fatto notare per la prima volta con Owners [+leggi anche:
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scheda film], che aveva riscosso un certo successo, una dramedy da camera su una riunione di proprietari di appartamenti che prende una brutta piega. Ha proseguito con Emergency Situation, una dramedy su un gruppo di persone intrappolate in un vagone ferroviario in corsa. Entrambi i film esaminano le dinamiche di gruppo in ambienti ristretti. La sua terza uscita, The Gardener’s Year, si discosta dai precedenti e vede Oldřich Kaiser nel ruolo di un proprietario di un negozio di giardinaggio irascibile e stanco del mondo che si scontra con l'invisibile nuovo proprietario del vicino castello. La vita tranquilla del giardiniere viene sconvolta quando rifiuta l'offerta del nuovo proprietario di acquistare la sua proprietà, scatenando un'incessante campagna di angherie volta a costringerlo alla sottomissione.
Rispetto alle opere precedenti di Havelka, questa passa ad un'ambientazione pastorale, sondando il conflitto tra tradizione e modernità e la disparità tra i privilegiati e l'uomo comune. Il regista, autore anche della sceneggiatura, immagina questo incontro come una lotta lunga un anno, in cui il giardiniere sopporta le crescenti ingiustizie con una resilienza passiva e un po' stoica. Mentre i confini vengono violati sempre di più, il giardiniere cerca giustizia presso le autorità, tra cui l'impotente sindaca (Alena Mihulová) e il suo inetto avvocato (Petr Lněnička). Sono tutti sopraffatti dall'abilità del ricco proprietario di sfruttare le scappatoie burocratiche e legali, ostacolando di fatto qualsiasi ricorso alla legge nonostante l'evidente aggressione. Il titolo del film fa riferimento al feuilleton L'anno del giardiniere di Karel Čapek, narrato da Kaiser con la voce fuori campo, mentre il suo personaggio rimane muto sullo schermo.
I temi e le sfumature morali di questo film sono già stati esplorati in varie forme, dal realismo sociale alla satira. Ma l'approccio di Havelka, caratterizzato da un ritmo lento e da una prevedibile ripetizione, rende il film poco originale e poco brillante. Nell'atto finale, Havelka introduce inspiegabilmente scene di disturbo da stress post-traumatico, interrompendo il tono e lo stile stabiliti, il che toglie coerenza al film, dato che The Gardener’s Year non è inteso come un dramma psicologico. Il film non riesce nemmeno a funzionare efficacemente come satira. Sebbene gli intrecci legali che lasciano il giardiniere del tutto indifeso suggeriscano sfumature caustiche, queste implicazioni non raggiungono un impatto satirico più netto. Il materiale promozionale che pubblicizza gli elementi "kafkiani" del film è fuorviante, poiché non c'è nulla di simile nello stile o nell'approccio di questa tragicommedia dalla trama piuttosto esile.
La forza principale del film risiede nell'interpretazione non verbale di Kaiser, che interpreta un giardiniere assediato e spinto al limite di fronte all'escalation delle molestie, che vanno da piccoli dispetti a vere e proprie aggressioni. Nonostante l'ottima interpretazione, The Gardener's Year sembra in definitiva un passo falso nella carriera di Havelka. Mancano l'acutezza satirica, i dialoghi arguti e lo sviluppo coinvolgente e non lineare della trama che hanno caratterizzato i suoi esordi.
The Gardener's Year è prodotto da Donart Production con Czech Television.
(Tradotto dall'inglese)
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