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KARLOVY VARY 2024 Concorso

Recensione: Loveable

di 

- L'opera prima di Lilja Ingolfsdottir è un melodramma psicologico che vanta ottime interpretazioni, ma il risultato finale risente pesantemente di una chiusura affrettata e caotica dell'arco narrativo

Recensione: Loveable
Oddgeir Thune e Helga Guren in Loveable

Sigmund (Oddgeir Thune) è spesso fuori casa per lavoro. Maria (Helga Guren) si divide tra la carriera e la cura dei suoi quattro figli. Nei primi minuti scopriamo che Maria ha mollato una relazione tossica ma si è poi innamorata di Sigmund dopo averlo conosciuto a una festa organizzata da amici comuni. Spinti dalla passione e da sentimenti puri, si sposano e conducono una vita apparentemente fantastica per i successivi sette anni. Un giorno Sigmund torna da un viaggio di lavoro; Maria sembra sollevata di vederlo dopo una giornata orribile, piena di contrattempi e problemi con i figli. Ma qualcosa si è rotto e rimaniamo sempre più perplessi nel vedere come la situazione si aggravi rapidamente.

Questo è l'intrigante scenario del primo lungometraggio di Lilja Ingolfsdottir, Loveable [+leggi anche:
trailer
intervista: Lilja Ingolfsdottir
scheda film
]
, presentato in anteprima mondiale in Concorso per il Crystal Globe di Karlovy Vary, dove ha vinto ben cinque premi (leggi la notizia). Questo melodramma psicologico norvegese può vantare la presenza di due protagonisti carismatici e empatici, che interpretano le loro parti in modo più che professionale, incarnando una coppia occidentale media di quarantenni combattuta tra incertezze economiche, stress da lavoro e conflitti interiori irrisolti. All'inizio gli spettatori potrebbero non capire perché i loro problemi spingano Sigmund a divorziare da Maria così rapidamente, ma alcune risposte arrivano lungo il percorso.

Quando Maria lascia il suo appartamento e inizia a vivere da sola, l'attenzione di Ingolfsdottir rimane su di lei e sui suoi tentativi di ricostruire delle relazioni e di trovare un significato nella sua nuova vita di madre single. Conosciamo meglio il suo passato e il suo rapporto travagliato con alcuni dei suoi parenti più stretti, tra cui la figlia maggiore Alma (Maja Tothammer-Hruza) e sua madre (interpretata dalla veterana Elisabeth Sand, una apparizione breve ma di grande impatto). In questo è aiutata, almeno in parte, da una terapeuta piuttosto enigmatica (Heidi Gjermundsen).

Pur rimanendo un po' incerto, lo spettatore potrebbe essere incuriosito nel seguire il doloroso percorso di auto-realizzazione di Maria, interrogandosi sul perché quasi tutte le "colpe" sembrino ricadere su di lei, e sul perché si presti poca attenzione al marito e ai parenti che non le offrono quasi alcun sostegno.

Quello che non funziona è l'esito di questo percorso, rappresentato negli ultimi 20 minuti del film. Nel complesso la chiusura dell'arco narrativo risulta molto affrettata e caotica, e in definitiva distrugge - almeno in parte - l'alto livello di credibilità e realismo raggiunto per la maggior parte del film. Ci rendiamo conto di aver assistito a una storia di divorzio inserita nelle difficoltà della vita urbana di oggi - in cui è difficile tradurre sentimenti e paure in parole, e la sincerità non si otttiene facilmente - ma percepiamo chiaramente che più tempo a disposizione e uno sviluppo dei personaggi più attento avrebbero giovato molto.

Loveable è una produzione norvegese di Nordisk Film Production in coproduzione con Amarcord. La danese TrustNordisk è responsabile delle vendite internazionali del film.

(Tradotto dall'inglese)

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