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FILMFEST MÜNCHEN 2024

Recensione: Sad Jokes

di 

- Il secondo lungometraggio di Fabian Stumm cattura perfettamente la natura agrodolce dell'essere umano in un mondo di assurdità, amore e dolore

Recensione: Sad Jokes
Fabian Stumm in Sad Jokes

L'attore e regista tedesco Fabian Stumm ha conquistato il Film Fest Munich con l'anteprima mondiale del suo secondo lungometraggio, Sad Jokes [+leggi anche:
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, nella sezione New German Cinema. Il film ha vinto il premio per la miglior regia, a testimonianza del successo di Stumm come costruttore di mondi. Come nel suo esordio nel lungometraggio, Bones and Names [+leggi anche:
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(Berlinale 2023), Stumm dirige e interpreta il ruolo principale di un artista che mette in discussione la sua arte, in un modo o nell'altro. Sad Jokes lo vede nei panni di Joseph, un regista che sta lavorando a un secondo progetto cinematografico che sarà una commedia assurda ma triste. Sta anche facendo da genitore al suo bambino Pino (Justus Meyer) e alla sua migliore amica Sonya (Haley Louise Jones). Sonya è ricoverata in un istituto psichiatrico e Joseph, che sta ancora vivendo gli strascichi di una rottura, sta imparando a essere un padre, un artista e un crudo essere umano allo stesso tempo.  

Dopo Bones e Names, Stumm si avvale ancora una volta della collaborazione del direttore della fotografia Michael Bennett, che offre suggestivi tableaux di volatilità emotiva: un vero e proprio paradosso di immagine e sentimento in cui la prima è statica e pacata, mentre il secondo si muove costantemente nei registri della malinconia e della commedia. Lo stile visivo del film, nitido e illuminato in modo naturale, contribuisce a creare una certa intimità nell'immagine e sicuramente influisce sulla disposizione dello spettatore a lasciarsi andare e a sentirsi a proprio agio in questo mondo assurdamente dolce in cui perdita e gioia si mescolano.

Sad Jokes non cade mai nelle trappole dell'eccessiva spiegazione o dell'intellettualizzazione dei suoi concetti; al contrario, Stumm prende in giro il suo stesso protagonista facendogli pronunciare goffamente il tono del suo film-nel-film. Con ironia benevola, il regista esibisce un'autoconsapevolezza così ordinata da risultare addirittura accattivante e infonde sia alle scene tristi, tristissime, sia a quelle di natura slapstick gli stessi livelli di complessità emotiva. Ci sono molte sequenze in cui la padronanza del tono di Stumm è più che esemplare, ma una che colpisce profondamente per la sua drammaticità è un monologo pronunciato dalla tutor di pittura Elin (l'attrice teatrale Ulrica Flach nel suo primo ruolo cinematografico), in cui cita Giovanna d'Arco. Quando la macchina da presa zooma sul suo volto – forse in riferimento al famigerato primo piano di Dreyer su Renée Jeanne Falconetti – l'attrazione gravitazionale è enorme; quando lo zoom si allontana alla fine del monologo, la risatina imbarazzata della Flach è catartica. È in queste decisioni registiche apparentemente semplici che si può individuare l'immenso potere di Sad Jokes.

Riuscire a dare il giusto tono a una “commedia triste” sembra un compito impossibile – un equilibrio difficile da raggiungere senza un modello consolidato su cui fare affidamento – ma Stumm ne è perfettamente in grado. La sua sensibilità di attore e regista traspare da ogni gesto e da ogni sorriso imbarazzato sul volto di Joseph; la sua presenza non comanda esattamente la scena, almeno non in modo convenzionale. Al contrario, Stumm è malleabile e il suo Joseph è piuttosto timido nella morbidezza che emana. È questa morbidezza che si sente accogliente e che fa sentire Sad Jokes come un abbraccio affettuoso dopo aver pianto. È un film che ti capisce e da cui ti senti capito.

Sad Jokes è prodotto dalla tedesca Postofilm, e Salzgeber & Co Medien GmbH cura le vendite mondiali.

(Tradotto dall'inglese)

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