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NIFFF 2024

Recensione: The Last Ashes

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- Per il suo lungometraggio di debutto, il regista lussemburghese Loïc Tanson ci porta indietro nel tempo, fino al 1854, per raccontarci una storia di vendetta tutta al femminile

Recensione: The Last Ashes
Sophie Mousel in The Last Ashes

Capitanato dalla meravigliosa Sophie Mousel che interpreta Hélène, il personaggio principale del film, e girato esclusivamente in Lussemburgo, la terra natale del regista Loïc Tanson, The Last Ashes ci svela un periodo storico poco conosciuto, quello che ha portato il Lussemburgo a diventare uno stato autonomo libero dal giogo olandese e prussiano. Presentato il prima mondiale al Sitges Film Festival 2023 e scelto per la corsa all’Oscar come miglior film straniero, il primo lungometraggio di Tanson sbarca al Neuchâtel International Fantastic Film Festival dove è selezionato nella sezione Third Kind.

Miscela azzeccata e intrigante fra differenti (sotto) generi cinematografici: il westen, l’horror dai toni sanguinolenti e il catartico “rape and revenge”, The Last Ashes respira la tradizione statunitense arricchendola però di folclore europeo. Il risultato è un film intrigante e unico nel suo genere che dà un liberatorio calcio nelle parti intime ad una tradizione patriarcale troppo sicura di sé. La storia raccontata da Loïc Tanson è quella di una ragazzina che ha osato sfidare una tradizione ingiusta e violenta che obbliga le donne al silenzio e alla sottomissione.

Ambientato in Lussemburgo nel 1854, il film è strutturato in due parti. La prima ha come protagonista un’Hélène dodicenne che, con la sua famiglia, vive nella tenuta del potente e dispotico Graff per sopravvivere alla carestia che minaccia tutto il paese. Questo fino a quando decide di opporsi al suo destino ossia quello di diventare, alla fine di un raccapricciante rituale iniziatico, una delle tante “donne di Graff” il cui unico scopo nella vita dev’essere quello di procreare (bambini e successivamente uomini robusti e mansueti). Caratterizzata da un maestoso bianco e nero che fa risaltare la freddezza delle pietre della tenuta dei Graff e mette ancora maggiormente in evidenza la dicotomia che separa i potenti dai sudditi, ma anche e soprattutto gli uomini dalle donne, questa prima parte è forse, da un punto di vista estetico, la più interessante del film. Le strane maschere che le bambine devono indossare, così come le sonorità misteriose della lingua lussemburghese, ci immergono in un universo spaesante e crudele che ci tiene con il fiato sospeso.

Nella seconda parte del film, questa volta a colori, Hélène, ormai adulta, sopravvissuta all’omicidio della sua famiglia, ritorna alla tenuta dei Graff per vendicarsi e la vendetta sarà totale. La ferocia e la determinazione con cui mette in atto il suo piano riescono letteralmente a scuotere le altre donne dominate da Graff svegliandole brutalmente dal loro drammatico torpore. Insieme, innescheranno un meccanismo di rivolta che ribolle nel film sin dalle prime immagini dando al pubblico una voglia irrefrenabile di tifare per loro. Sebbene ci si potrebbe domandare perché aspettare due ore di film per arrivare ad un finale prevedibile sin dall’inizio, l’euforia che la vendetta della protagonista provoca negli spettatori vale sicuramente e largamente l’attesa.

Giubilatorio, misterioso e ben strutturato, The Last Ashes delizierà tanto i fan di film di genere quanto tutti, ma soprattutto tutte coloro che hanno una voglia matta di dare un sano schiaffo in faccia alla famiglia patriarcale e a tutti i suoi despoti.

The Last Ashes è prodotto da Samsa Film (Lussemburgo) e Artemis Productions (Belgio). One Eyed Films si occupa delle vendite all’internazionale.

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