Recensione: Le Dernier des Juifs
- Nel suo debutto alla regia, Noé Debré utilizza la storia dell'ultima famiglia ebrea di Seine-Saint-Denis per trasmettere un messaggio di calore, amicizia e umanità
Il nome di Noé Debré potrà suonare familiare, almeno come uno degli sceneggiatori di film importanti come Dheepan [+leggi anche:
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Q&A: Jacques Audiard
scheda film] di Jacques Audiard, vincitore a Cannes nel 2015, e Stillwater, thriller transatlantico di Tom McCarthy del 2021 con Matt Damon. Dopo diversi sforzi registici nel formato corto, ha debuttato nel lungometraggio con Le Dernier des Juifs. Il film, già uscito in Francia e in Belgio e la sua distribuzione è prevista in altri territori, è stato presentato in concorso ufficiale al Festival del cinema europeo di Palić.
Il titolo allude al suo protagonista, Ruben Bellisha (l'attore emergente Michael Zindel, in un'interpretazione che potrebbe essere determinante per la sua carriera), un ventenne del quartiere parigino di Seine-Saint-Denis. Vive con la madre malata Gisele (l'attrice e regista Agnès Jaoui, nota per Il gusto degli altri e Guardami [+leggi anche:
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scheda film]) e i due sono gli ultimi ebrei del loro quartiere, a prevalenza di immigrati e musulmani. Incapace di affrontare il cambiamento dell'ambiente circostante e spaventata dallo sviluppo del conflitto israelo-palestinese che minaccia di estendersi anche al quartiere, Gisele vuole che lei e suo figlio si trasferiscano.
Ma Bellisha è un giovane così simpatico e dal comportamento così fanciullesco da essere amato dall'intera comunità, che tuttavia non riesce a immaginare che possa avere un qualche potere sulla propria vita. Frequenta di nascosto la vicina araba sposata Mira (Eva Huault) e continua a raccontare piccole bugie bianche alla madre ossessionata dalla purezza kosher. Potrebbe tentare diverse strade professionali, come seguire le orme di suo cugino Asher (Solal Bouloudnine) e diventare un venditore ambulante di successo, oppure trasferirsi in Israele e arruolarsi nell'esercito, o in Alsazia dove potrebbe diventare il custode di una sinagoga locale, o ancora rimanere a casa e servire da “ebreo di facciata” per le autorità comunali. Con Gisele sempre più debole, si avvicina il momento di fare una scelta.
Per quanto riguarda la parte comica, il film si affida per lo più all'improvvisazione degli attori e all'enfatizzazione di alcuni tratti dei loro personaggi, che a volte vanno un po' sopra le righe, ma non al punto di danneggiare il film nel suo complesso. L'uso della fotografia di Boris Lévy nei toni ambrati tipicamente parigini si adatta bene al film, mentre la musica variegata di Valentin Hadjadj è sempre suonata per un effetto emotivo preciso e chiaramente dichiarato, ma le sue esplosioni sono abbastanza brevi da non diventare fastidiose. Anche il montaggio di Géraldine Mangenot lusinga tutti, mantenendo il ritmo coinvolgente e la durata compatta sotto i 90 minuti.
Debré e il suo co-sceneggiatore Élie Benchimol (che appare anche sullo schermo nel ruolo di un rabbino su YouTube) stabiliscono un tono caldo che bilancia commedia e dramma fin dall'inizio, affidandosi talvolta all'espediente del narratore fuori campo che aggiunge al film una certa qualità fiabesca. Riescono a mantenere questo tono equilibrato anche in seguito, quando la comicità delle simpatiche marachelle di Bellisha si esaurisce e il dramma assume sfumature più cupe e terribili, rendendo Le Dernier des Juifs un'esperienza di visione piacevole e un modo efficace di trasmettere un messaggio profondamente umanista. A volte può sembrare ingenuo, proprio come il suo protagonista, ma il suo calore e il suo umanesimo sono innegabili.
Le Dernier des Juifs è una produzione francese di Moonshaker Films in coproduzione con The Living e L’Embellie. Charades cura le vendite internazionali.
(Tradotto dall'inglese)
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