Recensione: 8 Views of Lake Biwa
- Il regista estone Marko Raat crea un mondo peculiare, unico e spirituale nel suo ultimo lungometraggio

Esiste una tradizione artistica, originariamente cinese ma più conosciuta come giapponese, della serie di dipinti con otto vedute. Gli otto elementi sono sempre gli stessi: la nave che ritorna, la neve della sera, il cielo che si rischiara e così via, indipendentemente dalla variante esatta. Il Biwa, il più grande lago d'acqua dolce del Giappone, è il luogo e il 'personaggio principale' della più famosa serie di otto vedute. Ci sono stati tentativi, solitamente da parte di orientalisti occidentali affascinati dal Giappone, di inventare storie d'amore romantiche dietro ogni dipinto della serie. Uno di questi libri è giunto nelle mani del regista estone Marko Raat, che lo ha utilizzato come fonte di ispirazione per il suo film impegnativo ma, alla fine, gratificante 8 Views of Lake Biwa. Il film è stato presentato in anteprima quest'anno all'IFFR ed è stato selezionato per il programma Parallels and Encounters del Festival di Palić.
Nella parte iniziale, Raat cerca di ricreare il mondo di una comunità di pescatori sulle rive del lago, caratterizzata da pensieri magici e irrazionali, e di delineare i personaggi che la abitano, con i loro modi, costumi e credenze. Il regista si affida soprattutto alle voci fuori campo, che rivelano alcuni dei pensieri interiori dei personaggi e, insieme alle inquadrature meditative e poetiche della natura circostante, evocano l'atmosfera delle opere di Terrence Malick nel ventunesimo secolo. Una volta che la storia inizia a svolgersi, dopo un incidente in barca a cui sopravvivono solo un pescatore e un'adolescente, Raat introduce una struttura in otto capitoli, ciascuno dei quali porta il titolo di uno dei dipinti. Le connessioni tra i dipinti e la narrazione costruita da Raat rimangono sottili e leggere.
La trama ruota attorno a un gruppo di persone che comprende l'insegnante locale (Tiina Tauraite, già vista in The Invisible Fight [+leggi anche:
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scheda film] di Rainer Sarnet), la talentuosa studentessa Haneke (Elina Masing, al suo primo ruolo sul grande schermo) e suo padre, l'ispettore della pesca locale e figura autoritaria, Roman (Hendrik Toompere), insieme ai loro cari e amici, a seguito della tragedia. L'evento li allontana dalla comunità per poi riportarli indietro, cambiando le relazioni tra i membri e svelando sempre più dettagli sul mondo che li circonda. Ogni snodo della trama avrebbe poco senso se filtrato attraverso la logica comune, ma appare perfettamente logico in questo mondo in cui un traghetto va da Narva, in Estonia, a Sapporo, in Giappone, passando per Vyborg, in Russia; in cui il più grande parco eolico del mondo è piantato in un lago e funge da attrazione turistica; in cui una galleria è un tempio dove le persone vedove trovano una statua che ricorda i loro cari perduti; e in cui un sistema di credenze, simboli e iconografie combina le antiche fedi del protestantesimo, del cristianesimo ortodosso e dello zen.
Con il suo ritmo irregolare, ma per lo più meditativo, e il suo simbolismo criptico che può apparire eccessivo e a tratti insensato, nulla in 8 Views of Lake Biwa dovrebbe funzionare da solo, tantomeno nel suo insieme, eppure sorprendentemente ci riesce. Questo risultato è dovuto alla bellezza del paesaggio visivo del film, con il lago Peipsi, che divide l'Estonia dalla Russia, immortalato dall'obiettivo del direttore della fotografia Sten Johan Lill, all'eclettismo della scenografia di Kristina Lõuk e dei costumi di Ret Aus, oltre che alla ricchezza del contesto sonoro, grazie alla colonna sonora neoclassica di Jakob Juhkam e al sound design di Karri Niinivara.
L'altro motivo è la straordinaria capacità di recitazione di tutti i membri del cast, dai protagonisti ai ruoli minori, guidati dal regista fino ai limiti del realismo psicologico, con il risultato di far fluire in modo convincente le emozioni tra i personaggi. Senza questa qualità, 8 Views of Lake Biwa avrebbe potuto facilmente sconfinare nel territorio della pseudo-filosofia new age, della particolarità fine a se stessa o nel regno della favola sciocca. Invece, si rivela essere uno dei film più singolari dell'anno e, forse, addirittura un vero e proprio capolavoro.
8 Views of Lake Biwa è una co-produzione tra Estonia e Finlandia delle compagnie Allfilm e Bufo. Le vendite mondiali sono a cura della società britannica Film Republic.
(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)
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