Recensione: Luce
- Il secondo film della coppia di registi Silvia Luzi e Luca Bellino ha come protagonista una straordinaria Marianna Fontana, che interpreta una giovane donna che sublima la perdita del padre
Questo è il Sud Italia, ma non come siamo abituati a vederlo: un inverno grigio in una piccola città industriale e un mare color acciaio da cui si preferisce stare alla larga. Qui incontriamo una ragazza poco più che ventenne (Marianna Fontana), che rimane senza nome per tutta la durata di Luce [+leggi anche:
trailer
intervista: Silvia Luzi e Luca Bellino
scheda film], il nuovo film della coppia di registi Silvia Luzi e Luca Bellino, presentato in anteprima mondiale nel Concorso Internazionale del Festival di Locarno. Bruna, che vive da sola e a cui spesso viene detto di sorridere di più, sembra il tipo di ragazza che non ha segreti. Eppure ne ha: introduce di nascosto un telefono cellulare in una prigione con la speranza che il padre la chiami.
Se vi aspettate da Luce una struttura narrativa tradizionale in tre atti e uno sviluppo standard dei personaggi, forse siete capitati nel posto sbagliato. A giudicare da Crater [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Silvia Luzi, Luca Bellino
scheda film] (Mostra del Cinema di Venezia 2017), Luzi e Bellino adottano un approccio sensibile e generoso alla narrazione: lasciano che siano le emozioni a guidare. Anche quando i sentimenti del protagonista sono in gran parte illeggibili, come in Luce, gli sceneggiatori e registi sanno come canalizzare la vulnerabilità in modo empatico. Grazie a una sceneggiatura intelligente, il film evita il sentimentalismo eccessivo nel mostrare il rapporto di una figlia con il padre assente solo attraverso le conversazioni telefoniche, ma è la protagonista a far decollare tutto.
Marianna Fontana è una giovane attrice che a 20 anni aveva già ottenuto non una, ma ben due candidature al David di Donatello per i suoi primi due ruoli in Indivisibili [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Edoardo de Angelis
scheda film] (2016) e Capri-Revolution [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Mario Martone
scheda film] (2018). La sua padronanza dello schermo è eccezionale; il suo volto diventa una tela per uno spettro ristretto di emozioni che, tuttavia, penetrano in profondità ogni volta che si avvicina alla cinepresa. Tuttavia, non lo fa quasi mai: un incontro di sguardi sarebbe una mossa troppo facile e il suo personaggio non si rivela in modo così esplicito. Questa ragazza senza nome si alza ogni mattina alle 5, lavora alla catena di montaggio di una fabbrica di pelli e ogni sera immerge le mani doloranti nell'acqua ghiacciata. Quando squilla il telefono, parla con un padre che conosce appena. Non importa se sia tutto reale o immaginario.
Silvia Luzi e Luca Bellino hanno fatto centro con Fontana – anche perché la sua dedizione al ruolo ha comportato il lavoro in una fabbrica di pelli, in incognito, per tre mesi – e la loro sensibilità, tradotta in termini visivi, fa sì che ogni sequenza brilli di luce propria. Luce non è necessariamente un film brillante, né particolarmente allegro, ma c'è tanta umanità al centro di tutto.
Lavoro, desiderio e solitudine costituiscono una triade che può risultare opprimente, ma il film mostra anche che esiste sempre una via d'uscita, sia essa concreta o immaginaria.
Luce è una produzione italiana di Bokeh Film e Stemal Entertainment con Rai Cinema. Fandango Sales ne gestisce le vendite interanzionali.
(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)
Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.