Recensione: Transamazonia
- Nonostante un'estetica affascinante, l'ultimo film di Pia Marais fatica a coinvolgere a causa di una sceneggiatura confusa

Una bambina di nome Rebecca sopravvive miracolosamente a un incidente aereo. Nove anni dopo, suo padre, il missionario statunitense Lawrence (Jeremy Xido), e Rebecca (ora adolescente, interpretata da Helena Zengel) si trovano al centro di una piccola comunità in cui la ragazza è considerata una guaritrice miracolosa. La sua fama cresce, ma quando i disboscatori illegali invadono la terra degli indigeni che cercano di evangelizzare, la situazione inizia a deteriorarsi. Questa è la premessa dell'ultimo lungometraggio di Pia Marais, Transamazonia [+leggi anche:
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Purtroppo, il punto più debole di questo film è la sceneggiatura. Ci sono diverse incoerenze evidenti che portano lo spettatore a dubitare della credibilità dell'intera storia. Ad esempio, è piuttosto surreale che, nonostante Rebecca scavi nel suo passato e abbia accesso completo a Internet, non cerchi mai ulteriori informazioni sulla madre defunta o sull'incidente aereo. All'inizio del film, il padre sembra non parlare portoghese e le sue parole sono interpretate dal suo braccio destro, ma successivamente diventa fluentemente abile nella lingua. Inoltre, quando affronta gli indigeni che protestano contro la deforestazione, parla loro in portoghese per un po' prima di passare all'inglese, che difficilmente possono comprendere. Gli incubi ricorrenti di Rebecca, in cui alcune parti del suo corpo sono ricoperte di formiche, rimangono incompleti e non sviluppati. Ci sono molti altri esempi che impediscono una comprensione chiara delle motivazioni dei protagonisti, in particolare del padre di Rebecca. Questo porta a una sensazione di disorientamento nel pubblico, con troppe domande senza risposta. Inoltre, la rappresentazione del "salvatore bianco" è poco originale e non aggiunge nulla di nuovo, dato che il tema è stato esplorato in modi più innovativi in altre opere cinematografiche.
Una nota positiva è che, dal punto di vista tecnico, il film è realizzato in modo magistrale e visivamente affascinante. Tuttavia, la fotografia di Mathieu de Montgrand, sebbene suggestiva, a volte sembra riferirsi a un racconto molto più mistico e ultraterreno rispetto a quello che il film di Marais risulta essere. Un discorso simile vale per la colonna sonora di Lim Giong, che è inquietante e coinvolgente, ma poco legata a una trama poco convincente. Anche il cast principale offre una performance discreta, nonostante l'evidente mancanza di sviluppo dei personaggi. Helena Zengel è magnetica, e Jeremy Xido possiede il physique du rôle per interpretare un uomo sconvolto che perde gradualmente fiducia e contatto con la realtà. Tuttavia, il talento di Sabine Timoteo non viene sfruttato appieno, e resta il dubbio sul perché un'attrice svizzera sia stata scelta per il ruolo di un'infermiera locale che lavora nella foresta amazzonica.
La sensazione generale è che la sceneggiatura – e il film stesso – abbiano ricevuto troppi input diversi, risultando in una forma finale che sembra essere il risultato di un compromesso tra varie influenze. Ciò che ne deriva è una mancanza di una visione chiara che potesse unire tutti questi elementi ambiziosi, creando una narrazione più coesa e coinvolgente.
Transamazonia è stato prodotto dalle compagnie francesi Cinéma Defacto, Gaïjin e Aldabra Films, in coproduzione con Pandora Film Produktion (Germania), Point Productions (Francia), Volos Films (Taiwan), Vitamine C (Francia), O Par (Brasile), Cabocla Filmes and Tigresa & Matizar Filmes (Brasile), Cinema Inutile (Stati Uniti e Giappone), Moonduckling Films (Hong Kong), Jazzy Pictures (Malesia), WDR/ARTE e Arte Cofinova (Germania), e RTS (Svizzera). The Party Film Sales ne gestisce le vendite internazionali.
(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)
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