LOCARNO 2024 Cineasti del Presente
Recensione: Skill Issue
- Il regista tedesco Willy Hans ci regala un primo lungometraggio atmosferico e profondo che ritrae un gruppo di giovani adulti alle prese con la difficoltà di connettersi gli uni agli altri

Presentato nel concorso Cineasti del Presente del Festival di Locarno, il primo lungometraggio del regista tedesco Willy Hans, è uno di quei film che dev’essere approcciato come un’esperienza sensoriale lasciandosi andare alla lentezza di un ritmo che si perde diventando adulti. Girato quasi interamente sulle rive di un fiumiciattolo nascosto nel cuore di una foresta, Skill Issue [+leggi anche:
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scheda film] mette in scena la letargia che contraddistingue le giornate di un gruppo di giovani che si incontrano per passare il tempo fra tuffi nel fiume, parole sussurrate e sguardi appena condivisi che possono cambiare la vita.
Il titolo originale del film, Der Fleck, può essere tradotto come “la macchia”, la macchia di foresta nella quale i giovani si rifugiano condividendo segreti che solo loro conoscono, ma anche la macchia di sangue che si imprime sulla maglietta del protagonista, Simon (Leo Konrad Kuhn), e che dà il via al suo vagabondaggio con la misteriosa Maria (Alva Schäfer). Allo stesso tempo, anche la sua versione inglese, Skill Issue, in italiano “problema di competenze”, è altrettanto pertinente perché mette in avanti un altro aspetto centrale del film ossia l’incapacità dei protagonisti di relazionarsi gli uni agli altri o di comunicare tra di loro, come se svelare qualcosa di sé al di là del superficiale fosse un pericolo che nessuno si sente di correre.
Ciò che interessa il regista non è tanto raccontarci una storia straordinaria, ma piuttosto mettere in scena la banalità di giornate che si susseguono pigramente. Lo sguardo che posa sul gruppo di giovani che abitano il suo film è insieme preciso ed empatico come se ogni loro piccolo movimento fosse un rituale, come se ogni sguardo avesse il potere di trasportarci oltre il reale, lì dove tutto è ancora possibile. Sebbene molti film si interessino alle derive dell’adolescenza, alla violenza che accompagna spesso questo periodo della vita, pochi sono quelli, come è il caso di Skill Issue, che cercano di ritrarla così com’è: letargica, conflittuale, terribilmente banale. Attento ad ogni piccolo dettaglio, alla natura che attornia i ragazzi, alla potenzialità di incontri amorosi che non si concretizzano mai, il pubblico è costretto a lasciarsi andare ad una temporalità lenta e frustrante come l’adolescenza stessa, è obbligato ad accettare di non capire o apprezzare tutto quello che vede. Sorta di successione di incontri mancati, il film sottolinea il bisogno, difficile da formulare, che ogni personaggio sente di condividere le proprie inquietudini. Interessante in questo senso che i due protagonisti, Simon e Maria, riescano ad incontrarsi solo sullo schermo di un telefonino, attraverso un selfie rubato che diventa preziosissimo. Sempre in questo senso, incapaci di entrare in contatto in un altro modo, i due condividono, durante tutto il film, una bottiglia d’acqua che si trasforma in vero e proprio oggetto totemico ed emblema del loro incontro.
Sorta di dramma senza alcun dramma, come definito dal regista stesso, Skill Issue è un film da gustare diversamente, nel tentativo di riconnettersi con l’adolescente che ognuno e ognuna di noi un giorno è stato.
Skill Issue è prodotto da Fünferfilm e coprodotto da 8horses.
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