Recensione: Dragon Dilatation
- Il seducente lungometraggio di Bertrand Mandico ci scaraventa in un mondo utopico nel quale desiderio e decadenza duettano sulle punte, come due ballerine pronte a salire su scena
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scheda film] (presentato Fuori Concorso). Combinazione di due saggi cinematografici: Petruška e La Déviante Comédie, Dragon Dilatation è, come tutti film di Mandico, un viaggio stralunato, erotico-decadente e sempre incredibilmente poetico verso mondi fluidi (da ogni punto di vista) nei quali la realtà, così come la conosciamo, si sgretola fino a frantumarsi. Libera da ogni costrizione terrena, questa stessa realtà si metamorfizza fino al parossismo partorendo personaggi ibridi, tra l’umano e l’animale, che si insinuano sottopelle. Dragon Dilatation confronta il pubblico con la magia del cinema, ne destabilizza le abitudini spingendolo a vivere un’esperienza artistica che lo seguirà bel oltre la sala cinematografica.
Suddiviso in due parti, la prima intitolata Petruška che propone una rilettura del balletto di Stravinsky e la seconda, La Déviante Comédie, costituita da filmati delle prove di uno spettacolo omonimo che Mandico avrebbe dovuto mettere in scena al Théâtre des Amandiers, Dragon Dilatation è un’opera filmica sperimentale che coniuga con maestria poesia e decadenza, eleganza formale e ruvidezza underground. Girato in split-screen, come a volerci ricordare che la realtà non è unica ma molteplice, inafferrabile e volutamente ambigua, Dragon Dilatation unisce due mondi, quello più onirico e lisergico di Petruška con la provocazione erotico politica di La Déviante Comédie, sorta di Divina Commedia versione queer nella quale un cane venuto dagli inferi e chiamato Rainer (un omaggio a Fassbinder), interpretato dalla maestosa Elina Löwensohn, spinge i personaggi a vivere avventure estreme che li conducono verso una sorta di estasi underground. Come precisato dal regista, le due parti del film sono state create indipendentemente e unite solo in un secondo tempo, dando vita a un incontro brutale ma riuscito tra eleganza e provocazione. La poesia di Petruška, prima parte nella quale la musica si impone e straripa come un fiume in piena, si unisce infatti magnificamente con la seconda, più punk e carica di un erotismo queer che non indietreggia di fronte a nulla. Indimenticabile da questo punto di vista il personaggio di Conann (Claire Duburcq), sorta di dio Thor versione lesbica che ricorda a tratti la follia magnetica di Peaches o ancora il cane Rainer che, con il suo viso coperto da una maschera grottesca, spinge i personaggi a sperimentare una sensualità basata esclusivamente sul desiderio.
Quello che colpisce e affascina dei personaggi è proprio la loro ambiguità e ambivalenza. I loro volti e i loro corpi mutano e si metamorfizzano senza complessi prendendosi gioco del binarismo di genere e delle etichette che la società appiccica sui corpi come se fossero una semplice merce di scambio.
Anche se decisamente più presente nella prima, la musica regala ad entrambe le parti uno strato supplementare di magia. In La Déviante comédie la magia si trasforma però in manifesto queer che incita alla rivolta, sorta di siero della verità che spinge il pubblico a confrontarsi con le proprie paure e limitazioni. Decisamente magnetica è anche Petrouchka (Clara Benador), sorta di ballerina del teatro Bolshoi in stile heroin chic, che si trasforma davanti ai nostri occhi in marionetta alla mercé di una creatrice di moda orba che ricorda Madonna periodo Madame X (irresistibile Nathalie Richard). Dragon Dilatation è un film destabilizzante che trasforma il cinema in performance artistica nella quale i corpi si liberano da qualsiasi costrizione sociale.
Dragon Dilatation è prodotto da Orphée Films in coproduzione con Venin Films, Ecce Films e Nanterre-Amandiers Centre Dramatique Nationale, ed è venduto all’internazionale da Kinology.
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