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HAUGESUND 2024

Recensione: The Last Journey

di 

- Nel loro documentario, Filip Hammar e Fredrik Wikingsson ci guidano in un sentito viaggio in macchina dopo che il padre di Filip ha raggiunto l'età della pensione

Recensione: The Last Journey

Dalla sua prima nazionale, avvenuta lo scorso marzo, lo svedese The Last Journey [+leggi anche:
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è diventato il documentario nazionale che ha incassato di più in assoluto, in un Paese in cui questo genere ha una tradizione orgogliosa e prestigiosa. Questo successo sensazionale può essere in parte dovuto alla popolarità dei registi Filip Hammar e Fredrik Wikingsson, in arte Filip & Fredrik, un punto fermo della televisione da più di 20 anni, durante i quali hanno creato e condotto spettacoli umoristici sgargianti e chiassosi.

Paradossalmente, una sensibilità riflessiva e perspicace è a volte sorprendentemente evidente all'interno del duo. In quest'opera, che debutta a livello internazionale nella sezione Nordic Focus del 52° Festival Internazionale del Cinema Norvegese di Haugesund, questa sensibilità è pienamente presente.

Tutto inizia a casa, nel vero senso della parola, quando il padre di Filip, Lars, raggiunge l'età della pensione. Per quattro decenni questo amato insegnante di francese ha illuminato e arricchito generazioni di studenti, portando la cultura gallica in classe, arricchendo le sue lezioni con canti, giochi e ratatouille ("la migliore d'Europa"), a volte sfoggiando un berretto e una camicia tricolore. E ora intende dedicarsi ancora di più al gioco. I francesi la chiamano "la troisième âge", la terza età", dice durante la sua festa di addio. "Spero che inizi nel momento in cui esco da quella porta".

Ma Lars affronta male il fatto di non doversi più presentare al lavoro (cioè di essere utile) e se ne sta seduto in casa, ombra malata di se stesso, "un po' sottotono", il che, per il resto della famiglia, è veramente deprimente. A questo punto Filip, aiutato dal suo partner creativo Fredrik, escogita un piano astuto: portare papà a Beaulieu-sur-Mer, la località della Riviera preferita di molte vacanze familiari del passato. La missione: ricreare il più possibile quei tempi passati, quasi un viaggio nel tempo per tornare a un buon punto della vita (non diversamente da Good Bye Lenin! [+leggi anche:
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). Comprano una Renault 4 usata e partono, con papà gentilmente ma risolutamente messo sul sedile anteriore del passeggero, lui stesso scettico ma leggermente incuriosito. La macchina da presa accompagna il viaggio e nasce un road movie, con la sua buona dose di inconvenienti e contrattempi lungo il percorso, ma The Last Journey alla fine emerge come un'opera completa, sia come film che come missione.

Tra i momenti memorabili, Lars che viene letteralmente spinto oltre il confine francese, esclamando "Vive la France!", Lars che visita la tomba di George Brassens, cantando "Les copains d'abord" e parlando in modo del tutto normale della morte ("Non mi fa paura, mi sto preparando") e Lars che si diverte a litigare animatamente nel traffico ("Libertà francese!"). È davvero l'arma segreta del film e tutti, come tutte le generazioni di studenti, si sono innamorati del fascino indistruttibile e del grande cuore di Lars Hammar.

In effetti potrebbe entrare addirittura nella storia del cinema svedese. Finora i suoi relativamente pochi colleghi insegnanti nel cinema svedese sono stati decisamente sgradevoli: Caligula, l'insegnante di latino nel film Frenzy di Bergman, era un vero sadico, e lo sfortunato Sören del film vincitore dell’Orso d’oro a Berlino Anghingò di Jan Troell odia il suo lavoro. Ma ora c'è Lars. In questo senso, chiamiamolo una forma di vendetta, piena di amore, passione, dolcezza e affetto.

The Last Journey è una produzione svedese di Nexiko AB, in coproduzione con Nordisk Film e RMV Film e SVT.

(Tradotto dall'inglese)

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