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SARAJEVO 2024 Concorso documentari

Recensione: Cent’anni

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- Nel film di Maja Doroteja Prelog, ciò che inizia come un processo di documentazione di un'impresa eroica e ispiratrice diventa la cronaca di una relazione che va in pezzi

Recensione: Cent’anni

Può capitare che un documentarista si ritrovi con un film completamente diverso da quello che aveva pianificato o immaginato in origine, perché non si sa mai dove la realtà ti può portare. È successo, ad esempio, alla regista slovena Maja Doroteja Prelog e al suo primo lungometraggio documentario, Cent’anni. Dopo il lungo processo di riprese, montaggio e strutturazione, e dopo la prima mondiale a Trieste all'inizio dell'anno, Cent'anni è stato presentato in anteprima internazionale nel concorso documentari del 30mo Festival di Sarajevo.

Il film era stato originariamente concepito come un evento trionfale e celebrativo, proprio come l'evento che racconta: il partner della regista nella vita e nell'arte, Blaž Murn, intraprende la sua impresa ciclistica ispirata al Giro d'Italia, dalle Dolomiti a nord fino all'Etna a sud, per celebrare la sua guarigione dalla leucemia e per servire da ispirazione ai pazienti che stanno ancora combattendo la malattia. Lungo il percorso, però, il film è diventato la cronaca della loro lunga relazione che alla fine è andata in pezzi e del loro disamore reciproco. La regista, dal cui punto di vista osserviamo lo svolgersi degli eventi, ha bisogno di capire...

Prima del fatidico viaggio e del progetto, la loro relazione sembrava in grado di resistere a ogni sfida, dall'aborto alla malattia di lui e al fatto che lei lo avesse curato per farlo tornare in salute, anche se non è proprio nelle sue corde. Il motivo era la fascinazione che Maja aveva per lui e la sua determinazione a essere la fidanzata “cool” che non gli avrebbe dato troppo fastidio. Ma la malattia lo ha trasformato in un ego-maniaco che ama il suono della sua voce tanto da parlare in lunghi monologhi, e forse anche in un narcisista che esige soggezione mascherata da rispetto – ma non è in grado di darne agli altri. Nel "suo" film, il ruolo di lei era quello di supporto tecnico e di ponte di comunicazione tra la star e la troupe.

Maja Doroteja Prelog ha un approccio piuttosto diretto, dato che, oltre a scrivere e dirigere il documentario, ha girato lei stessa la maggior parte del materiale, affidando la macchina da presa al direttore della fotografia, Lav Predan Kowarski, a Blaž o a un altro membro della troupe solo quando assolutamente necessario. La fotografia è splendida, grazie soprattutto alla scelta di luoghi suggestivi che hanno anche un aspetto inquietante, o almeno un po' pericoloso, ma l'attenzione rimane fedele sia all'eroico sforzo di Blaž di portare a termine la sua “corsa” sia a quello di Maja di realizzare un film in queste condizioni. Anche le altre componenti tecniche sono notevoli: il montaggio di Uroš Maksimović è preciso, la musica di Sebastian Zawadzski corrisponde al paesaggio dello stato d'animo e delle emozioni di Maja, mentre il sound design di Julij Zornik e Ricardo Spagnol riempie in modo soddisfacente il paesaggio sonoro.

Cent’anni è un raro film personale e sincero, in cui la sua regista dà il massimo. È anche un film molto soggettivo, ma giustamente, poiché i temi trattati sono delicati e la regista non giudica nessuno a parte se stessa. Raramente vediamo una persona disposta a esporre la sua vita interiore fino a questo punto.

Cent’anni è una produzione sloveno-italo-polacco-serbo-austriaca guidata da Cvinger Film in coproduzione con Zena Film, Agresywna Banda, RTV Slovenia, Wake Up Films, Zwinger film, RÁ, Cavatina Film Production, Fundacja Fiducia e Adria Mobil.

(Tradotto dall'inglese)

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