Recensione: Mon Inséparable
- Anne-Sophie Bailly crea un melodramma toccante e abilmente controllato sul rapporto tra un figlio unico e una madre che mantiene la sua femminilità

"Vuoi essere un adulto? Pensa alle conseguenze". Crescere un figlio disabile, qualunque sia la sua disabilità, è una missione, e il cinema ha già affrontato questo tema altamente emotivo in numerose occasioni e con registri diversi. Ma più raramente ha guardato a quella fase in cui il bambino, ormai cresciuto, sogna l'emancipazione, e non manca di suscitare nuove preoccupazioni e situazioni complesse per la famiglia che lo circonda e lo protegge. È questo il cuore di Mon Inséparable [+leggi anche:
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intervista: Anne-Sophie Bailly
scheda film], toccante opera prima della regista francese Anne-Sophie Bailly, presentata nel concorso di Orizzonti all'81ma Mostra di Venezia.
Per Mona, estetista (Laure Calamy), è uno shock venire a sapere che il figlio trentenne Joël (Charles Peccia-Galletto), disabile intellettivo dalla nascita, ha messo incinta Océane (Julie Froger), anch'essa disabile, una giovane che lavora nella sua stessa struttura specializzata. La notizia sconvolge anche i genitori di Océane, soprattutto il padre, che mette in dubbio il consenso della figlia. Ma è una questione d'amore, che non cancella affatto i profondi dubbi di Mona sulla rilevanza di un futuro simile per un figlio che è perennemente tutelato e al quale ha sempre fatto credere che il padre vive in Antartide. L'evento la sconvolge ancora di più quando inizia una relazione con un belga (Geert Van Rampelberg) conosciuto in un bar. Stretta tra il suo istinto materno, il desiderio saldissimo del figlio ("Voglio il bambino, ne ho il diritto") e la voglia di avere una propria vita, Mona non tarda a esplodere e a vedere la situazione sfuggirle completamente di mano...
Basato su una sceneggiatura chiara e senza fronzoli scritta dalla regista, il film trova la distanza ideale tra un soggetto naturalmente melodrammatico e la necessità di trattare la disabilità con pudore senza cadere in un pathos eccessivo (come sottolinea l'Ecclesiaste, citato nella storia: "c'è un tempo per ogni cosa; un tempo per piangere e un tempo per ridere; un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dall'abbraccio"). Scegliendo il punto di vista della madre senza sacrificare l'accuratezza della rappresentazione del carattere del figlio "speciale", Anne-Sophie Bailly mostra con finezza come l'"anormalità" non sia necessariamente dove ci aspettiamo che sia. Il risultato è un ritratto bello e ricco di sfumature di una donna ("non vi farò la predica") interpretata con l'energia per cui è nota da Laure Calamy (che si offre come nuova variante della "madre coraggiosa" dopo Full Time - Al cento per cento [+leggi anche:
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intervista: Eric Gravel
scheda film] e Une femme du monde [+leggi anche:
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scheda film]). È un grande vantaggio per un'opera prima vivace e ben ritmata che varia le sue ambientazioni con molto estro e rende il delicato tema sociale della disabilità accessibile a tutti, senza essere né scientifico né naturalistico, ma solo umano.
Mon Inséparable è prodotto da Les Films Pelléas in coproduzione con France 3 Cinéma e Pictanovo. Les Films du Losange si occupa delle vendite internazionali.
(Tradotto dal francese)
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