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VENEZIA 2024 Concorso

Recensione: Campo di battaglia

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- VENEZIA 2024: Gianni Amelio firma un film di ambientazione storica teso e affilato, con inequivocabili riferimenti all'oggi

Recensione: Campo di battaglia
Alessandro Borghi in Campo di battaglia

Un campo di battaglia diviso in due, due guerre su due fronti che condividono la stessa impotenza davanti all'orrore e alla morte. Gianni Amelio è in corsa per il Leone d’Oro della Mostra di Venezia per l’ottava volta con Campo di battaglia [+leggi anche:
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, un lungometraggio di ambientazione storica teso e affilato come uno degli strumenti chirurgici usati dai due protagonisti. E i cui riferimenti all'oggi sono inequivocabili.

Il film è ambientato in un ospedale militare del nord Italia, nei mesi del 1918 precedenti la fine della Prima Guerra Mondiale, dove convergono i feriti provenienti dal fronte. Qui lavorano instancabilmente due ufficiali medici, legati da una profonda amicizia. Stefano (Gabriel Montesi), figlio di un potente ufficiale in pensione che gli ha risparmiato il fronte e vuole per lui un futuro in politica, è inflessibile con i tanti soldati che sono lì per essersi procurati volontariamente delle ferite. "Si può combattere anche senza una mano!" dice prima di rimandare al fronte un ragazzo terrorizzato dalla macelleria a cui ha assistito sulle montagne. L'altro è Giulio (Alessandro Borghi), dallo sguardo stanco e il sorriso rassegnato, eccellente ricercatore biologo che ora segretamente aiuta gli autolesionisti, spesso aggravando le loro ferite o amputando arti: “meglio tornare a casa invalidi che una morte sicura sul fronte”. Smuoverà le acque l'arrivo di Anna (Federica Rosellini), amica di entrambi all’università e ora infermiera volontaria della Croce rossa, una carriera stroncata dalla misoginia dei professori universitari. La giovane donna scopre il gioco di Giulio e inconsapevolmente manda alla fucilazione un soldato, sacrificato per dare l’esempio agli altri.

L'atrocità della guerra non viene mostrata direttamente in questo film, la cui sceneggiatura scritta dallo stesso regista è liberamente ispirata al romanzo La sfida di Carlo Patriarca. Ma la si legge negli occhi dei soldati e nei frammenti di racconti fatti in tanti dialetti diversi, spesso incomprensibili ai dottori. Il film ha una svolta proprio a metà, quando la Grande Guerra sta finendo e sposta la macchina da presa su un’altra follia. La popolazione prima, i soldati poi, vengono colpiti da un’influenza che porta rapidamente alla morte. E’ la grande epidemia di febbre spagnola, la più devastante della storia (50 milioni di morti nel mondo, 600.000 solo in Italia). Amelio ci mostra il disinteresse delle alte sfere militari, la censura esercitata sulla stampa, il lavoro febbrile del nostro giovane biologo per trovare una cura, anche a costo della propria vita.

Ma non ci sono eroi conclamati in Campo di battaglia, non c’è il romanticismo e l’epicità del cinema di guerra. L’intrusione poetica di Amelio nella materia storica azzera anche la presumibile relazione sentimentale e riduce al minimo lo sviluppo dei personaggi protagonisti, allargando lo sguardo al dramma collettivo, con il filtro livido, grigio-azzurro, del direttore della fotografia Luan Amelio Ujkaj. Quei corridoi affollati, quelle mascherine indossate da medici e soldati diventano elementi fortemente espressivi perché trait d'union con i giorni recenti del covid-19. E’ il cinema che decodifica la Storia per moltiplicare senso e verità, e che non solo la rende visibile ma la conserva, come ha osservato Jean-Luc Godard.

Campo di battaglia è prodotto da Kavac, IBC Movie e OneArt con Rai Cinema. 01 Distribution lo porta nelle sale italiane dal 5 settembre, mentre Rai Cinema International Distribution ne cura le vendite estere.


Photogallery 31/08/2024: Venice 2024 - Campo di battaglia

27 immagini disponibili. Scorri verso sinistra o destra per vederle tutte.

Gianni Amelio, Alessandro Borghi, Gabriel Montesi, Federica Rosellini
© 2024 Fabrizio de Gennaro for Cineuropa - fadege.it, @fadege.it

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