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VENEZIA 2024 Giornate degli Autori

Recensione: Selon Joy

di 

- VENEZIA 2024: Camille Lugan debutta nel lungometraggio con un film rischioso e sorprendentemente suggestivo su Dio, il traffico di droga, la grazia e l'amore

Recensione: Selon Joy
Asia Argento e Sonia Bonny in The Book of Joy

“Scaccia la paura dalla tua mente e agisci secondo il tuo cuore”. Si vedono molti film, belli o meno belli, intrecciati in uno stesso filo uniforme con mille sottili sfumature, ma è piuttosto raro al giorno d'oggi, al di fuori del cinema sperimentale, trovarne uno che sia chiaramente fuori dai sentieri battuti e che esprima una voce veramente originale. In un certo senso, è una stranezza e, come tutte le stranezze, incuriosisce, sorprende e persino sconcerta. È il caso di Selon Joy [+leggi anche:
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scheda film
]
, l'opera prima molto mistica di Camille Lugan, scoperta alle Giornate degli Autori dell'81ma Mostra di Venezia.

“Chi sei?”. Giovane donna molto bella, cresciuta da un prete (Raphaël Thiéry) nella chiesa davanti alla quale è stata abbandonata da piccola, Joy (Sonia Bonny) dedica la sua vita quotidiana alla bontà, attraversando di notte in bicicletta una città fatiscente e confortando i senzatetto. Ma una sera, Andriy (l'attore ucraino Volodymyr Zhdanov), un suo coetaneo, appare, insanguinato, nella sua vita, nascosto nel confessionale per sfuggire a due poliziotti vendicativi. Joy lo ospita e se ne prende cura, ma lui, approfittando del suo sonno, le ruba il rosario e fugge. Joy lo insegue allora nella città deserta fino a un magazzino del porto dove vive una selvaggia famiglia allargata di spacciatori guidata da Mater (l'attrice italiana Asia Argento). Attratta da Andriy come da una calamita e sentendosi investita da una missione divina e dalla necessità di trovare e diffondere la grazia, Joy si unisce alla banda. Ma i suoi riferimenti cominciano a vacillare e ha dei dubbi...

Scritta dalla regista con Salvatore Lista, la sceneggiatura, che fa scontrare due mondi apparentemente del tutto opposti (il bene e il male, per intenderci, e si può evocare una lontana filiazione con Le onde del destino di Lars von Trier), è intessuta di simbolismi cristiani classici (la speranza, la tentazione, la crocifissione, ecc.). Al di là del suo potenziale interesse teologico (il potere e i limiti della fede e dell'amore, i poteri della natura fisica – soprattutto sessuale – e dello spirito) inserito in un'efficace ambientazione da film noir minimalista e in un contesto di sopravvivenza marginale sull'orlo del collasso sociale, Selon Joy si distingue soprattutto per l'acuto e notevole senso dell'atmosfera (gli sguardi – gli affascinanti occhi dei due giovani protagonisti –, le pelli, i gesti, le notti spopolate della città, l'organo della chiesa, ecc.) fantasticamente illuminata dal direttore della fotografia Victor Zébo. Con questa magnetica opera prima dal budget ridottissimo che non lascerà nessuno indifferente, Camille Lugan manifesta chiaramente una voce molto personale i cui prossimi echi dovranno essere seguiti con attenzione.    

Selon Joy è prodotto da Barney Production. La società croata Split Screen guida le vendite internazionali.

(Tradotto dal francese)

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