Recensione: Vittoria
- VENEZIA 2024: Una madre mette in subbuglio la famiglia perché vuole adottare una bambina nel secondo film di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman girato con sobrio stile documentaristico

Jasmine fa la parrucchiera a Torre Annunziata, nel Golfo di Napoli, ha un marito, tre figli maschi e un sogno. Avere una figlia femmina. Desiderio manifestato anche attraverso un sogno ricorrente in cui suo padre dall’altra parte della strada spinge delicatamente una bambina verso di lei. Jasmine consulta una cartomante e il suo medico prima di decidere che l’adozione è la soluzione.
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scheda film], il film di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman proiettato in Orizzonti Extra alla Mostra di Venezia, è una sorta di spin-off del loro precedente titolo, Californie [+leggi anche:
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scheda film], vincitore dell’Europa Cinemas Label alle Giornate degli Autori 2021. C’era bisogno di una parrucchiera e Marilena Amato detta Jasmine è diventata un personaggio secondario, piuttosto sfaccettato, interpretato benissimo. Marilena aveva raccontato ai due registi la sua storia personale e Cassigoli e Kauffman sono tornati a Torre Annunziata per proporre a Jasmine e alla sua famiglia di interpretare se stessi in un questo nuovo progetto.
Possiamo immaginare che la difficoltà maggiore sia stata convincere e poi dirigere il marito della protagonista, Gennaro Scarica, detto Rino, che era inizialmente contrarissimo all’idea dell’adozione. Ebbene è straordinario vederli discutere, litigare, ritrovarsi, infine superare ogni pregiudizio e barriera culturale e inoltrarsi in quel percorso burocraticamente tortuoso, psicologicamente sfibrante, economicamente gravoso dell’adozione internazionale. Mentre
Jasmine e la sorella Anna/Anita stanno aspettando il risarcimento per la morte del padre, ucciso da un tumore dopo anni di lavoro allo stabilimento siderurgico di Bagnoli, Rino sogna di aprire un laboratorio di falegnameria a Capri. Si mostra cauto ma positivo sul possibile arrivo di una sorellina il figlio maggiore Vincenzo, con cui la madre ha uno splendido rapporto. Insomma assistiamo all’evoluzione di una famiglia unita, che non considera più una bizzarra ostinazione quella necessità materna, nonostante l’ambiente in cui vivono non sia del tutto favorevole a quel genere di scelte. Significativo è il gelo che cala su parenti e amici seduti a tavola quando Jasmine rivela di voler adottare una bambina. Jasmine incontra una donna che lavora al porto e che le dice che l’adozione non è una passeggiata: test, colloqui, interviste. Poi va a Roma per fare la richiesta ufficiale. Avrebbe dovuto portare anche il marito, ma tanto quello è solo l'inizio. La suocera non vuole firmare (ci vuole il consenso anche dei nonni): Un’ellissi temporale ci porta all’epilogo in Bielorussia, dopo mesi e mesi di attesa.
I dialoghi in dialetto rigorosamente sottotitolati sono asciutti, mentre la regia, con il suo approccio documentaristico, e il montaggio di Cassigoli e Kauffman - il primo con un passato da documentarista per ARTE a Berlino, il secondo giornalista sul campo per Al Jazeera Television in Medio Oriente - danno densità e compattezza al film. I registi hanno raccontato a Cineuropa come la collaborazione con Nanni Moretti, che ha prodotto tra gli altri il film, sia stata enormemente fruttuosa nella fase di post-produzione e abbia aggiunto il rigore necessario al risultato finale del progetto.
Vittoria è una produzione italiana di Zoe Films, Sacher Film, Scarabeo Entertainment e Ladoc con Rai Cinema. Teodora lo distribuirà in Italia, mentre Intramovies si occupa delle vendite internazionali.
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