email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

VENEZIA 2024 Settimana Internazionale della Critica

Recensione: Anywhere Anytime

di 

- VENEZIA 2024: Milad Tangshir, al suo primo lungometraggio di finzione, si è più che ispirato a Ladri di biciclette per l’odissea di un rider africano a Torino

Recensione: Anywhere Anytime
Ibrahima Sambou in Anywhere Anytime

A Torino un giovane immigrato clandestino, il senegalese Issa (Ibrahima Sambou) viene licenziato dal datore di lavoro e chiede aiuto all’amico Mario (Moussa Dicko Diango), che gli consiglia di fare il rider. Mario gli presta il suo telefono con la app dedicata ai rider e i soldi per comprare una bicicletta di seconda mano. Issa si lancia attraverso le strade della città e inizia, ottimista, a consegnare i suoi primi kebab. Inizia così Anywhere Anytime [+leggi anche:
trailer
intervista: Milad Tangshir
scheda film
]
(il nome della società di delivery ma allo stesso tempo una condizione esistenziale) dell’iraniano Milad Tangshir, al suo primo lungometraggio di finzione, unico titolo di produzione italiana selezionato alla 39ma Settimana Internazionale della Critica della Mostra di Venezia.

La Torino più marginale è quella fotografata da Tanshir con il supporto del direttore della fotografia Giuseppe Maio, che abbandona i colori contrastati richiestigli in altri film (Familia, Mondocane) a favore di una luce naturale da nord-ovest. Issa mangia nella mensa di un’associazione religiosa e dorme nei moduli abitativi allestiti dalla Croce Rossa, grossi cubi di plastica con quattro brande. Qui incontra Awa (Success Edemakhiota), che ha passato l’inverno a dormire sul bus 67 (“sei al caldo e fa il giro della città senza controlli”), vorrebbe fare la cantante (“fammi sentire”, le chiede Issa), ha gli zii in Francia ma “mi piace di più qui”. Il regista mette in scena quanta più realtà gli è possibile senza cadere nella retorica del “solito film sugli immigrati”. Qui infatti succede qualcosa di banale e inaspettato allo stesso tempo. Ad Issa rubano la bicicletta. Se state già pensando al film di Vittorio De Sica del 1848 in versione 2.0, avete indovinato.

Disperato, Issa passa il resto degli 82 minuti del film in una frenetica caccia al ladro. Prima al mercato, poi nel quartiere più “difficile” e quando pensa di aver individuato il ladro, amico di un senzatetto (proprio come in Ladri di biciclette di Vittorio De Sica), dovrà vedersela con i coltelli di altri immigrati (qui i magrebini fanno la parte dei “cattivi”). Sarà tentato a sua volta di rubare per poter tornare a lavorare, salvo poi pentirsi e si macchierà anche di tradimento dell’amicizia. Non che il regista di Teheran voglia misurarsi con il capolavoro del neorealismo italiano, ma lo utilizza come piattaforma per costruire il suo film sugli invisibili. “Qui un nero è un nero” dichiara laconicamente Mario ad un certo punto. Con le dovute differenze, Anywhere Anytime sembra una versione maschile di Princess [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Roberto De Paolis
scheda film
]
e non a caso Roberto De Paolis è tra i produttori di questo film. Da menzionare le scelte per la colonna sonora che accompagna l’odissea di Issa per sopravvivere: Killing a Gypsie di Yom, Heywete di Tesfa-Maryam Kidane e altri brani del fenomenale jazz del Senegal e dell’Etiopia degli Anni Settanta, per “creare un senso di alienazione”, spiega il regista nelle note di presentazione del film.

Anywhere Anytime è prodotto da Vivo Film e Young Films con Rai Cinema. Uscirà l’11 settembre nelle sale italiane con Fandango. Le vendite internazionali sono curate da Fandango.


Photogallery 01/09/2024: Venice 2024 - Anywhere Anytime

7 immagini disponibili. Scorri verso sinistra o destra per vederle tutte.

Milad Tangshir
© 2024 Isabeau de Gennaro for Cineuropa @iisadege

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy