email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

VENEZIA 2024 Orizzonti

Recensione: Happy Holidays

di 

- VENEZIA 2024: Il regista palestinese Scandar Copti fa un uso efficace di un cast corale in questo ritratto della vita familiare contemporanea in Israele, con tutte le sue numerose complessità

Recensione: Happy Holidays
Raed Burbara e Manar Shehab in Happy Holidays

Uno spaccato di vita con una serie di avvenimenti a catena: nel suo secondo lungometraggio, Happy Holidays [+leggi anche:
intervista: Scandar Copti
scheda film
]
, il regista palestinese Scandar Copti si concentra ancora una volta sulla multidimensionalità della vita nell'Israele contemporaneo, che esplode con sottotesti non detti e tensioni irrisolte, sia a livello personale che politico. Il suo primo lungometraggio, Ajami [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
(2009), co-diretto da Yaron Shani, aveva vinto la menzione speciale della Caméra d'Or a Cannes e ottenuto una nomination agli Oscar. Scritto, diretto e montato da Copti, Happy Holidays è stato presentato in anteprima mondiale nel concorso Orizzonti della Mostra di Venezia.

Happy Holidays è suddiviso in diversi capitoli, mini-storie che si sovrappongono (ma non sono strettamente cronologiche), sulle vite intrecciate dei fratelli arabo-israeliani Fifi (Manar Shehab) e Rami (Toufic Danial), della loro madre Hanan (Wafaa Aoun) e del padre Fouad (Imad Hourani), nonché della compagna di Rami, Shirley (Shani Dahari), e di sua sorella Miri (Meirav Memoresky), entrambe ebree. Rami protesta per la decisione di Shirley di non abortire, mentre Miri inizia a intromettersi nella loro relazione e nel percorso di gravidanza di Shirley. Hanan e Fouad sono alle prese con problemi finanziari, così Hanan chiede un risarcimento per un incidente d'auto in cui è rimasta coinvolta Fifi. Nel frattempo, tra Walid (Raed Burbara), medico amico di Rami, e Fifi nasce una storia d'amore, anche se lei nasconde dei segreti.

Alla base delle relazioni ramificate di Happy Holidays c'è un profondo sentimento di inquietudine - interpretato con perfetto disagio da un cast di attori non professionisti - che si manifesta nel continuo malcontento dei personaggi per lo status quo. Seguendo quasi tutti i filoni di ogni storia (complessivamente scanditi dalla celebrazione di festività ebraiche), la rete di relazioni si confonde un po' nelle due ore di durata del film. Ma il punto di forza di Copti è quello di cogliere le ansie quotidiane e incanalarle in un formato condensato, che ricorda gli scenari cinematografici di Asghar Farhadi. Il tempo passa molto velocemente all'interno di ogni capitolo, ma ogni scena - ripresa con la fotografia asciutta e discreta da Tim Kuhn - sembra racchiudere una vita intera.

Così come ogni personaggio fa del suo meglio per far funzionare la propria vita, Copti non fornisce risposte facili su quel che è giusto o sbagliato. Nel mondo del regista, la verità oggettiva ha delle sfumature e scopriamo che le cose non sono sempre come sembrano. Ciò che consideriamo un dato di fatto in un capitolo, potremmo scoprire in seguito che è stato interamente fabbricato o manipolato - spostando la nostra prospettiva, in modo caleidoscopico, con un solo giro di vite.

Per quanto riguarda l'ambientazione del film, Copti ritrae la vita in Israele così come la conosce, sia attraverso la trama che con gli elementi di sfondo. Le pressioni sociali sono imprescindibili da quelle politiche: le coppie interconfessionali arabo-ebraiche sono fortemente scoraggiate, disegni di feti che indossano berretti militari sono sparsi negli ospedali. Il suono delle sirene dei missili nelle scuole è la norma, e ai bambini delle elementari viene insegnato a venerare i soldati. Ci si aspetta che le donne siano pure e pudiche,  le madri fanno pressione sulle loro figlie adolescenti affinché accettino la leva militare, come nel caso di Miri.

Questi elementi si insinuano lentamente nella realtà dei nostri personaggi, influenzando le loro decisioni personali, che alla fine hanno conseguenze di vasta portata. Il regista non incita alla rivoluzione (sociale o politica) dai tetti né preme per una qualche riforma, ma non per questo è meno mite. Al contrario, lascia che il pubblico tragga le proprie conclusioni da ciò che vede sullo schermo.

Happy Holidays è una coproduzione tra Fresco Films (Palestina), Red Balloon Film (Germania), Tessalit Productions (Francia) e Intramovies (Italia). Indie Sales ne gestisce le vendite mondiali.

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy