Recensione: The Witness
- VENEZIA 2024: Il regista iraniano Nader Saeivar celebra il movimento "Donna, Vita, Libertà" nel suo racconto di un'anziana insegnante in cerca di giustizia
Tarlan Ghorbani (Maryam Bobani) è un'anziana insegnante di una scuola femminile iraniana, membro del sindacato e attivista femminista fin dalla Rivoluzione iraniana. È stata così spesso in prigione che il suo figlio biologico non la sopporta più. Tarlan è la protagonista del film drammatico The Witness [+leggi anche:
intervista: Nader Saeivar
scheda film] di Nader Saeivar, presentato in anteprima nella sezione Orizzonti Extra dell'81ma Mostra di Venezia.
L'essere "testimone" non si riferisce solo ai quasi 50 anni di repressione; è anche legato alla figlia adottiva di Tarlan, Zara (Hana Kamkar). L'appassionata ballerina, che gestisce anche una piccola scuola di danza, riempie Tarlan di orgoglio. Ma sta causando problemi altrove. In passato, quando il marito di Zara, Solat, non era nessuno, si accontentava che lei fosse il capofamiglia della famiglia, che comprende anche la figlia di Zara, Ghazal (Ghazal Shojaei). Ora che lui ha un lavoro legato al governo, la danza è diventata un disturbo, una chimera liberale che deve cessare.
"Se mi obbedisce, avrà una vita felice", risponde Solat a Tarlan, che è venuta a parlargli per volere di Zara. I lividi sul suo corpo indicano che la vita domestica di una moglie iraniana tradizionale non è qualcosa che lei possa tollerare a lungo. Ballare senza hijab è una forma contemporanea di protesta non violenta molto diffusa sui social media, ma pericolosa. Come mostra il film nei titoli di coda, molte di queste donne sono state uccise. Questo tipo di protesta è per lo più associata a giovani donne, ma Saeivar ha scelto una donna anziana come protagonista, e questo gli ha permettesso di gettare un ponte tra la Rivoluzione del 1978 e il movimento delle donne attuale.
Quando anche Zara viene trovata morta, Solat suggerisce che si sia tolta la vita dopo una relazione infelice con un uomo. Ma Tarlan sospetta qualcos'altro. Qualche giorno prima, entrando in casa di Solat, ha visto un corpo senza vita nella sua camera da letto, prima di essere spinta fuori da lui. "Un amico che si è ucciso" è stata la spiegazione. Ora Tarlan ha il sospetto che il corpo possa essere di un'altra persona e che il presunto suicidio sia in realtà un omicidio.
Ma nell'Iran di oggi, nessuno è interessato a sapere che un uomo ha ucciso la moglie danzatrice e forse infedele. Quando Tarlan chiama la polizia, non solo Solat parla di una campagna diffamatoria, ma suo figlio e alcuni loschi funzionari del governo cercano di mettere fine alle sue indagini. Sebbene questi uomini in giacca e cravatta facciano paura, sono i legami sfuggenti con gli alleati e la famiglia, le bugie che vengono diffuse e la generale mancanza di speranza a pesare di più sulla protagonista.
Avendo scritto la sceneggiatura con il "padrino" del cinema underground iraniano, Jafar Panahi, che è stato anche il montatore del film, Saeivar ci offre un'acuta osservazione della repressione delle voci femminili. Quando vediamo Tarlan pronta a consegnare alla giustizia l'assassino di Zara, il film si chiede quale forma possa assumere questa giustizia. È una violenza contro la violenza? Vendetta guidata da una rabbia vecchia di decenni? Oppure Tarlan prenderà spunto dal libro di Ghazal? Sarà come la generazione più giovane e continuerà ad andare avanti a testa alta, non importa quante frustrazioni l’aspettino ancora?
The Witness è prodotto dalla tedesca ArtHood Films, dall'austriaca Golden Girls Films e dalla turca Sky Films. Le vendite internazionali sono curate da ArtHood Entertainment.
(Tradotto dall'inglese)
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