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TORONTO 2024 Discovery

Recensione: The Quiet Ones

di 

- Il regista danese Frederik Louis Hviid fa il suo debutto da solista con un thriller poliziesco ricco di azione che non è all'altezza del suo potenziale

Recensione: The Quiet Ones
Reda Kateb, Christopher Wagelin, Gustav Giese e Jens Hultén in The Quiet Ones

In un'avvincente e imperturababile incipit, una rapina fallita provoca la morte di due addetti alla sicurezza da parte di un gruppo di criminali ben addestrati. Anni dopo, si preparano per la loro prossima operazione: la più grande rapina nella storia danese. Con questa premessa, Frederik Louis Hviid fa il suo debutto da solista dopo il suo primo film, Shorta [+leggi anche:
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(Settimana internazionale della critica di Venezia 2020), co-diretto con Anders Ølholm . Hviid rimane nel genere con il nuovo film, The Quiet Ones [+leggi anche:
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, un crime-drama-slash-thriller ispirato alla vera storia della più grande rapina in terra danese, scritto da Anders Frithiof August. L’anteprima del film è stata proposta nella sezione Discovery del Toronto International Film Festival.

Ambientato nel pieno della crisi finanziaria internazionale alla fine degli anni Duemila, The Quiet Ones segue un gruppo di uomini che intraprendono una rapina a un'azienda danese di gestione del denaro contante. Al centro di tutto c'è l'aspirante pugile Kasper (Gustav Giese) — con profonde e riconoscibili cicatrici sparse a casaccio sul viso — che viene reclutato dal losco criminale marocchino Slimani (un affascinante Reda Kateb, silenzioso e terrificante) per il suo nuovo piano. Dall'altra parte, a rappresentare la legge c'è la guardia giurata acuta e testarda Maria (Amanda Collin), che in un certo senso è presentata come l'ultima linea di difesa efficace della Danimarca contro una rapina su larga scala. Purtroppo, viene dato poco spazio a Maria come a qualsiasi altra donna nel film. La sua parte potrebbe essere efficacemente rimossa e il film rimarrebbe lo stesso.

"Ci beccheranno", dice Kasper cupamente a Slimani, dopo un tentativo apparentemente riuscito. Slimani dà una risposta schietta che tradisce la profonda inevitabilità di tutto: "Sì. Certo. Lo so". La definizione di successo per ogni uomo rimane diversa. Dopo aver fallito nel lasciare il segno sul ring, Kasper si fissa sull'essere un vincitore in altri modi: per esempio fare la più grande rapina della Danimarca.  Un’altra motivazione è cercare di impressionare la sua giovane figlia. Ma abbiamo poche altre ragioni per fare il tifo per lui: la più grande valvola di sfogo emotiva del nostro eroe sembra presentarsi sotto forma di bisogno di urlare e gemere, una liberazione di proporzioni machiste. Nel frattempo, Slimani punta sul successo finanziario. Ma diventa difficile simpatizzare con entrambi i protagonisti, soprattutto dopo che Slimani abusa fisicamente della sua romantica compagna per aver curiosato tra i suoi averi.

Incoraggiata dalla colonna sonora synth-heavy di Martin Dirkov, la telecamera del direttore della fotografia Adam Wallensten si fa sempre più erratica e a spalla, portando ad una resa dei conti sostanziale e lunga nel terzo atto che mette mentalmente lo spettatore nei panni dei criminali-eroi. Girato in freddi blu e grigi, The Quiet Ones si ispira più convenzionalmente ad altri film del genere, e non è niente male quell’inseguimento in auto a tarda ora. Ma la mancanza di archi narrativi convincenti rappresenta la più grande debolezza in un film altrimenti emozionante che ricorda Il colpo del secolo (2020, Argentina) di Ariel Winograd, anche quello incentrato su una famigerata rapina.

The Quiet Ones è una coproduzione danese-svedese-francese di Zentropa, Zentropa Sweden, Kazak e Zentropa France, mentre TrustNordisk gestisce le vendite internazionali.

(Tradotto dall'inglese)

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