VENEZIA 2024 Giornate degli Autori
Recensione: Basileia
- VENEZIA 2024: Nel suo lungometraggio d’esordio, l’italiana Isabella Torre crea un inquietante, anche se un po’ grezzo, eco-thriller soprannaturale
L'Aspromonte, catena montuosa della Calabria meridionale, è un territorio contorto, lussureggiante e verdeggiante del Sud Italia, in cui piccoli centri abitati sono conficcati come denti aguzzi nel terreno aspro e roccioso. Qui la fede clericale è molto diffusa e l'inquietante mistero della foresta evoca qualcosa di selvaggio, antico, da cui bisogna essere protetti. Questa regione è al centro del lungometraggio d'esordio di Isabella Torre, Basileia [+leggi anche:
intervista: Isabella Torre
scheda film], presentato nella sezione Giornate degli Autori dell'81ma Mostra di Venezia.
Uno straniero, che tutti chiamano “l’irlandese” (Elliott Crosset Hove), si aggira per le terre, scarabocchiando sul suo taccuino. Con il suo italiano rudimentale e la sua ricerca del tesoro nascosto di una civiltà ormai scomparsa, potrebbe far pensare immediatamente a La Chimera [+leggi anche:
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scheda film] di Alice Rohrwacher. Ma Torre sta creando una bestia più oscura, che non è costruita sull'amore perduto e sulla nostalgia, ma piuttosto sul fragile equilibrio tra il mondo umano e il regno della natura. Quando uno scavo illegale con i suoi complici va a monte e la polizia si presenta, l'irlandese finisce come paziente in un convento di suore. Lì, il suo datore di lavoro prende il suo prezioso taccuino: gli scavi sono finiti, proclama.
Ma l'irlandese sente di essere vicino a un manufatto che potrebbe avere un'aura spirituale e quindi potrebbe fruttare molto denaro. Se si tratti della sua passione archeologica, della sua brama di denaro o di qualsiasi altra motivazione intrinseca, rimane un mistero. Torre non fornisce ai suoi personaggi molto background, ma aggiunge solo mistero quando l'irlandese, che sostiene di essere scozzese, parla improvvisamente in danese durante una telefonata segreta nel convento. Il messaggio è che è vicino. L'unica cosa che si può riconoscere è che, dopo Godland [+leggi anche:
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intervista: Elliott Crosset Hove
intervista: Hlynur Pálmason
scheda film] e ora Basileia, l'attore danese Crosset Hove deve aver sviluppato un certo gusto per i drammi della natura cupi e schiaccianti.
L'uomo incontra Keykey (Koudous Seihon), un immigrato che recluta per aiutarlo a scavare alla ricerca del manufatto. E di fatto trovano un misterioso scrigno. Ma questo disturbo del loro luogo di riposo porta al risveglio un gruppo di ninfe (tutte incarnate da Angela Fontana), che si propongono di ristabilire l'equilibrio interrotto. Mentre l'irlandese continua a preoccuparsi del tesoro e delle sue entrate, l'affiatata comunità locale reagisce quasi con indifferenza quando le persone iniziano a scomparire.
Se l'inizio del film è promettente, la seconda parte, quando le ninfe partono per la vendetta, non riesce a mantenere la tensione. A metà strada tra il fantasy inquietante, il thriller ecologico e l'horror, il film mira a troppo e dà troppo poco. Sebbene l'aspetto e la scenografia siano ben realizzati, non si riesce a stabilire una connessione con i personaggi tale da percepire il loro destino a un livello più profondo. C'è la bellezza dell'Aspromonte da ammirare, ma sembra che questo particolare aspetto sia già stato padroneggiato in precedenza, con maggiore finezza nella narrazione.
Basileia è prodotto dall’italiana Stayblack Productions e RAI Cinema in coproduzione con la danese Snowglobe e la svedese Film i Väst. Il film è venduto nel mondo da Luxbox.
(Tradotto dall'inglese)
Photogallery 06/09/2024: Venice 2024 - Basileia
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