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Recensione: One of Those Days When Hemme Dies
- VENEZIA 2024: Murat Fıratoğlu mette in scena con eleganza e poesia il quotidiano di un personaggio che malgrado i soprusi non intende cedere all’ingiusta legge del più forte
Composto da lunghi e meditativi piani sequenza, One of Those Days When Hemme Dies, primo lungometraggio del regista e avvocato turco Murat Fıratoğlu, vincitore del premio speciale della giuria nella sezione Orizzonti della Mostra di Venezia, ci trasporta nell’intimità di un personaggio alle prese con le ingiustizie di un mondo che avvalora solo il guadagno. Di un’apparente e disarmante semplicità, One of Those Days When Hemme Dies, è un film che costringe il pubblico a fermarsi e a osservare i discreti gesti del quotidiano, i piccoli ma significativi atti di ribellione di quanti e quante non intendono deporre le armi.
Eyüp, il protagonista del film (interpretato dal regista stesso), lavora senza sosta sotto un sole spietato raccogliendo pomodori nel sud-est della Turchia. La motivazione che lo spinge a sottostare a questo regime disumano è l’urgenza di saldare un debito che potrebbe condurlo in galera. Dopo uno scontro con il suo supervisore, Eyüp vaga per la città cogitando un piano radicale che possa riportare un po’ di stabilità e dignità nella sua vita.
One of Those Days When Hemme Dies non è incentrato sulla vita urbana o sulla società moderna, quello che il regista vuole è piuttosto parlare dei problemi umani, esistenziali che tormentano i suoi protagonisti. Composto da poetici e introspettivi piani sequenza che possono durare anche otto minuti, il primo lungometraggio di Fıratoğlu vuole spingere il pubblico a vivere al ritmo di Eyüp condividendone le pause, i momenti di introspezione ma anche le angosce e i dubbi esistenziali. Durante queste pause, gli spettatori possono riflettere sulla propria vita, sulle piccole e in apparenza insignificanti vicissitudini del quotidiano. In questo senso, Eyüp ci guida verso un mondo nel quale prendersi una pausa diventa fondamentale, un mondo più lento che ci permette di rallentare e osservare la bellezza di ciò che ci circonda. Ad alimentare questo stato di poetica apatia ci pensano i silenzi, protagonisti incontrastati di un film che parla con le immagini più che con le parole. Quello che il regista vuole catturare è il ritmo della vita stessa, gli inevitabili momenti di stasi durante i quali non succede nulla, quando il corpo sembra immobile ma la mente si agita in modo furibondo.
Al pari dei silenzi, i paesaggi, luoghi nei quali l’essere umano non osa quasi avventurarsi, diventano personaggi a sé stanti. Stupende a questo proposito sono le immagini dei campi coperti da accecanti teloni bianchi e riempiti di pomodori rossi, il tutto circondato da montagne gialle, seducentemente aride, e da un cielo blu che sembra irreale. Questo posto simile all’Eden, si trasforma però, quando arrivano i lavoratori, in luogo ostile nel quale i soprusi diventano moneta corrente. Le condizioni di lavoro sono terribili e non esiste alcuna sicurezza sociale, come se dal paradiso il film si trasferisse improvvisamente in inferno. Anche se One of Those Days When Hemme Dies si concentra sulle lotte dei lavoratori agrari, sul diritto ai bisogni basilari, ad un lavoro degno e rispettoso, il regista affronta anche con coraggio il tema della mascolinità tossica, della violenza e dell’orgoglio. Il film è in effetti dominato dagli uomini, da personaggi che tentano in modo anche grottesco di imporre e preservare il loro dominio. Eyüp sembra voler fuggire da questo circolo vizioso alla ricerca di un equilibrio e un “rispetto” che non sono basati sulla legge del più forte ma sulla tolleranza e la solidarietà. One of Those Days When Hemme Dies è un primo film esteticamente potente che trasforma la semplicità in terreno di battaglia.
One of Those Days When Hemme Dies è prodotto da Murat Fıratoğlu e venduto all’internazionale da Luxbox.
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