Recensione: Else
- Il film di Thibault Emin, che si immerge nelle profondità di un huis-clos fantascientifico allucinante e mozzafiato, è un'esperienza cinematografica da non perdere

“Vuoi qualcosa e hai qualcos'altro. Vuoi andare da qualche parte e vai da qualche altra parte. Vuoi essere qualcuno e sei qualcun altro. Divento ciò che vedo”. Metamorfismo, triangolo delle Bermuda acustico, neuroni specchio, fusione spazio-temporale e cortocircuito dei pensieri: benvenuti nel mondo decisamente bizzarro, ammaliante e del tutto fuori dal comune di Else [+leggi anche:
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scheda film] del regista francese Thibault Emin. Un film apocalittico e proto-filosofico, sostenuto da effetti speciali stupefacenti, presentato in anteprima mondiale nella sezione Midnight Madness del 49mo Festival di Toronto e pronto a risucchiare il pubblico nel cuore di un vortice sconcertante che va ben oltre il suo aspetto iniziale di stranezza aneddotica e psichedelica.
“Finiremo sepolti vivi”. Anx (Matthieu Sampeur) e Cassandre (Édith Proust) si sono appena conosciuti a una festa e hanno passato la notte insieme nell'appartamento del primo, quando un virus sconosciuto inizia a diffondersi, dando luogo a molte speculazioni scientifiche nei programmi televisivi e a un rigido confinamento deciso dalle autorità. Quella che inizialmente sembra una malattia della pelle si rivela ben presto un problema esistenziale ben più grave: gli oggetti si fondono con gli esseri umani e l'epidemia può essere trasmessa ad altri con un semplice sguardo. Rintanati in uno spazio sempre più ristretto e in contatto solo vocale con qualche sparuto vicino attraverso il condotto d'aria dell'edificio, Anx e Cass fanno del loro meglio per sopravvivere...
Con uno svolgimento molto metodico (basato su una sceneggiatura scritta dal regista in collaborazione con Alice Butaud ed Emma Sandona) e sotto l’apparenza di un film di fantascienza, la storia prepara il terreno per il suo studio microscopico dell'alterità all'interno di quattro mura: l'irruzione di Cass nell'universo isolato di Anx, il contagio emotivo mimetico, lo sbocciare dei sentimenti, la paura di perdersi (“non riusciamo più a guardarci negli occhi”) e di soffocare, il sacrificio (“colpiscimi al petto”), il desiderio di essere tutt'uno con l'altro... È un'esplorazione di fondo di una coppia in cui ci si incastra l’uno nell'altra, come matrioske, all’interno di un substrato filosofico occulto (teorie dell'evoluzione, della creazione, della vita e della morte, della mutazione, la scommessa di Pascal, il passaggio all'aldilà...) molto ben nascosto in un incredibile involucro cinematografico di genere che rivela tutta la sua affascinante dimensione man mano che il film procede, culminando in un finale grandioso e dantesco.
Naturalmente, c'è un tocco di follia e di genialità in questo film, una sorta di psicosi cinematografica che potrebbe essere paragonata a Cronenberg, Lynch, Tsukamoto o al Polanski di L’inquilino del terzo piano e di Repulsione. In questo senso, il film richiede un certo livello di apertura mentale (“bisogna farsi violenza”) e di pazienza, un po' come un "trip" i cui effetti sono un po' ritardati. Al di là del nucleo proto-filosofico del film (che a volte flirta con il grottesco), la sua forma visiva, per quanto a volte opprimente, è innegabilmente eccezionale, sostenuta da un meraviglioso lavoro sull'atmosfera ipersensibile e sugli effetti speciali del film. Con questo primo lungometraggio incredibilmente speciale, Thibault Emin dimostra al di là di ogni dubbio di essere dotato di una vera voce e di aver indubbiamente firmato un film cult.
Else è prodotto dalla società francese Les Produits Frais con la società belga Wrong Men. Le vendite internazionali sono guidate da WTFilms.
(Tradotto dal francese)
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