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TORONTO 2024 Special Presentations

Recensione: The Assessment

di 

- Con una splendida Alicia Vikander, il film d'esordio di Fleur Fortuné è una proposta sfacciata e sadomasochista, tanto deliziosamente caotica quanto avvincente

Recensione: The Assessment
Alicia Vikander (a sinistra) ed Elizabeth Olsen in The Assessment

In un'inquadratura ripresa da un drone, una ragazzina nuota in un mare blu e profondo. In lontananza, la madre gesticola dalle rocce, chiamandola. La ragazza inizia a nuotare freneticamente, la testa sott’acqua (sta annegando?). Quando riemerge, improvvisamente è Elizabeth Olsen, che fa capolino in superficie. Esce dall'acqua e si avvia attraverso un paesaggio arido e senza vita, verso una casa: la sua casa, dove la accoglie la voce anonima di un’assistente virtuale. Durante il primo lungometraggio di Fleur Fortuné, The Assessment [+leggi anche:
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scheda film
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, che vanta una sceneggiatura di Mrs e Mr Thomas (il team composto da Neil Garfath-Cox e Dave Thomas) e John Donnelly, non torniamo mai  veramente al fascino di questa misteriosa apertura. Ma i suoi fili vengono smontati e ripresi nel corso del film, presentato in anteprima mondiale nelle Presentazioni speciali del Toronto International Film Festival

Incontriamo la splendida coppia formata da Aaryan (Himesh Patel) e Mia (Olsen), il primo progettista di animali domestici virtuali (apprendiamo che lo Stato ha precedentemente imposto lo sterminio totale dei veri animali domestici) e la seconda botanica, donna sentimentale e dagli occhi sognanti, la cui comfort zone è la sua serra personale. In questo (coraggioso) mondo nuovo, in cui tutto ciò che è rimasto dopo i due disastri globali del clima e della popolazione, lo Stato concede legalmente agli aspiranti genitori il diritto di avere un figlio attraverso la gestazione ex-utero, solo attraverso una rigorosa valutazione di sette giorni. E così facciamo la conoscenza di Virginia (una sorprendente e allegramente perversa Alicia Vikander), la singolare valutatrice di Aaryan e Mia, che si presenta vestita di bianco e blu, con camicetta ricamata e calze bianche da bambina. La sua prima richiesta è di scambiare la stanza degli ospiti con la camera da letto della coppia. Ma ciò che accade nei sette giorni successivi dovrebbe essere visto piuttosto che letto.

Fin dai primi istanti del film, la colonna sonora ricca di cori di Emilie Levienaise-Farouch è al tempo stesso inquietante e trascendentale, e lascia presagire il compito sismico che li attende - soprattutto per Mia, che si impegna meritocraticamente a superare il test sempre più illogico che Virginia ha preparato per loro, che comprende giochi di ruolo e  costante osservazione. Lo scenografo Jan Houllevigue si impegna a fondo per creare un ambiente domestico profondamente estraniante e pieno di colori, che non si affida esclusivamente agli sterili blu-grigi dei mondi distopici che vediamo solitamente al cinema. Al contrario, la coppia vive in una casa ricca di vetrate ispirate a Mondrian e siede in un conversation pit in stile anni '70 affacciato sull'oceano. La costumista Sarah Blenkinsop completa il tutto giocando con la geometria e mantenendo una tavolozza neutra: Mia opta per l'assenza di reggiseno e per un abbigliamento più fluido, mentre Aaryan è più sul classico.

Osservare troppo da vicino la sceneggiatura rivela buchi che non dovrebbero essere troppo indagati, mentre cercare di trarre dal film una critica coerente alla crisi climatica, su uno stato biopoliticamente autoritario o su pratiche eugenetiche non così velatamente mascherate è senza dubbio un esercizio inutile. Alcuni momenti sono stati inseriti solo per il loro potenziale scioccante, ma ciò non li rende meno piacevoli, soprattutto con questo trio di attori. Dove gli elementi speculativi falliscono, il resto va alla grande: The Assessment raggiunge il suo massimo splendore esistenziale quando si interroga narrativamente su concetti come il libero arbitrio e la razionalità contro l'assurdità, piuttosto che su quello che dovremmo (o non dovremmo) fare quando il mondo come lo conosciamo andrà a rotoli.

Gli elementi che compongono The Assessment non sono mai particolarmente scioccanti: non ci sono immagini esplicite o gore, né momenti cinematografici degni di nota. È piuttosto la combinazione che lega tutto: questo è il piccolo e contorto thriller psicosessuale di Fortuné, reso possibile in gran parte dalla multi-personalizzata Vikander, che dopo la fine del film renderà per un po’ felici ed eccitati i fan del sadomasochismo emotivo sullo schermo.

The Assessment è una coproduzione britannico-tedesca-statunitense di Number 9 Films, ShivHans Pictures, Tiki Tāne Pictures, augenschein Filmproduktion e Project Infinity. WME Independent si occupa delle vendite mondiali.

(Tradotto dall'inglese)

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