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SAN SEBASTIAN 2024 New Directors

Recensione: My Eternal Summer

di 

- Il lungometraggio d’esordio di Sylvia Le Fanu è un delicato coming of age tra tragedie personali e riti di passaggio

Recensione: My Eternal Summer
s-d: Marie Rossing, Anders Mossling e Kaya Toft Loholt in My Eternal Summer

Presentato nella sezione New Directors alla 72a edizione del Festival di San Sebastian, My Eternal Summer [+leggi anche:
trailer
intervista: Sylvia Le Fanu
scheda film
]
di Sylvia le Fanu è un film che ritrae gli stati d’animo vissuti da un’adolescente, Fanny (Kaya Toft Loholt), nell’ultima estate passata con entrambi i genitori in Danimarca. Già dalle prime immagini, che ritraggono dei bambini felici interrotte da un brusco stacco di montaggio che annuncia sobriamente il titolo del film, possiamo intuire che My Eternal Summer è un film di rotture. E una lunga ellissi, dato che la chiusura consiste ancora in un scena collettiva di gioia, come se quegli stessi bambini siano ormai diventati giovani adulti. In mezzo a questi due poli ci sono tutte le emozioni di Fanny, provocate dall’imminente perdita della madre (Marie Rossing) e dal rapporto col padre (Anders Mossling), fatto di tenerezza e comprensione ma costellato dai tipici scatti di rabbia di una ragazza di sedici anni, in collera con sé stessa e con il mondo. 

La macchina da presa di Sylvia Le Fanu alterna vari piani lunghi dei paesaggi estivi danesi a primi piani che esplorano tutta la gamma di emozioni dei protagonisti, concentrandosi sul candore di Fanny e sul dolore portato in dote dai suoi sedici anni. Dal film emerge la tensione tra la voglia di vivere incanalata nei primi rapporti amorosi e nelle feste con gli amici e gli oneri dell’età rappresentati dal primo lavoro e soprattutto dal doversi misurare con la graduale e lenta agonia di una persona cara. Quest’ultimo diventa il tema centrale di My Eternal Summer, dove l’aggettivo ‘eterna’ rivela l’impressione indelebile nella memoria di un passaggio fondamentale nella vita, un periodo indimenticabile che deve misurarsi con la finitezza delle cose. Come se l’eternità sia rafforzata paradossalmente dall’assistere impotenti all’impossibilità di essa. 

Come i protagonisti del suo film, Sylvia Le Fanu deve fare i conti col tempo e sceglie di mostrare con quest’opera dal ritmo lento la vita che scorre assieme alla vita che se ne va. Piuttosto di concentrarsi sul conflitto tra generazioni, My Eternal Summer adotta un punto di vista filosofico nell’affrontare una tragedia privata e allo stesso tempo universale come la perdita di una persona cara. Nonostante il côte terapeutico e il finale consolatorio, il film non  risparmia le scene che mostrano i lati sgradevoli della malattia e della morte. In una toccante scena di commiato, tra i libri che legge Fanny spicca un’edizione de L’Insostenibile Leggerezza dell’Essere di Milan Kundera. Di questo libro Calvino disse che, nascondendosi dietro la leggerezza, il romanzo descrive "l‘Ineluttabile Pesantezza del Vivere". E questa formula opposta e speculare echeggia nel volto cangiante della protagonista e nelle sue insicurezze cosí tipiche delle persone che maturano. Lo stesso Italo Calvino ne Il Barone Rampante scrisse: ​​“Ai lutti succedono presto o tardi eventi lieti, è legge della vita.” Il ciclo continua, in eterno. 

My Eternal Summer è stato prodotto da Adomeit Film ApS (Danimarca), mentre TrustNordisk (Danimarca) si occuperà delle vendite.


Photogallery 23/09/2024: San Sebastian 2024 - My Eternal Summer

10 immagini disponibili. Scorri verso sinistra o destra per vederle tutte.

Sylvia Le Fanu, Jasper Kruse Svabo, Kaya Toft Loholt
© 2024 Dario Caruso for Cineuropa - @studio.photo.dar, Dario Caruso

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