Recensione: Drone
- Simon Bouisson tenta di abbattere i confini con un'opera prima che intreccia una storia di emancipazione e un thriller ambientato in una società contemporanea dominata da tecnologie voyeuristiche

"Ho sempre la sensazione di essere osservato. In questi tempi in cui regna l'immagine e l’esibizionismo intensivo sui social network, tempi di intensificazione della videosorveglianza e di accelerazione tecnologica che apre costantemente nuove finestre, magari facendo irruzione nell'intimità degli individui, il cinema si sta aggiornando e Drone, il primo lungometraggio di Simon Bouisson, distribuito nelle sale francesi da 2 ottobre da Haut et Court, ne è un'illustrazione molto interessante.
Se il potenziale ansiogeno dell’essere ripresi a distanza ravvicinata, senza sapere da chi, è stato dimostrato fin da Caché [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Margaret Menegoz
intervista: Michael Haneke
scheda film] di Michael Haneke e Lost Highway di David Lynch, l'esistenza ormai consolidata dei droni offre al cinema di genere un nuovo territorio di espressione paranoica. Ed è proprio una di queste invadenti macchine volanti a seguire e spiare Émilie (Marion Barbeau), una studentessa di architettura appena arrivata a Parigi per seguire un corso di recupero edilizio gestito da un famoso direttore di agenzia (Cédric Kahn).
Solitaria e agguerrita, con una miscela contraddittoria di fragilità e audacia, la giovane donna si paga il corso con una borsa di studio (che presto non verrà rinnovata) e con la pratica del "caming" (mostrare il proprio corpo attraverso uno schermo intermediario a clienti che la pagano). Questo piccolo segreto viene rapidamente svelato dal suo insistente compagno di classe Olivier (Stefan Crepon). Ma soprattutto, nella sua vita compare un inquietante drone, anch'esso pagante (con bonifici anonimi) per osservarla, attraverso le finestre, nella sua più banale quotidianità. Un drone che aiuterà Émilie persino nel suo progetto di architettura, ma che a poco a poco si rivela onnipresente, soprattutto quando si innamora di Mina (Eugénie Derouand). La giovane donna cerca così di sfuggire a questo pericoloso protettore senza volto...
Utilizzando un drone come co-protagonista del suo film, Simon Bouisson rivitalizza completamente l'uso (ormai fin troppo consueto) di questo dispositivo nella grammatica cinematografica e si regala delle splendide e opprimenti sequenze notturne (la fotografia è di Ludovic Zuili) nei cieli di Parigi e nella filanda in disuso che Émilie intende ristrutturare. Ricco di metafore (scantinato, parcheggio sotterraneo, ecc.) e immerso in un'azione molto fisica (inseguimento, incidente, indagine sugli hacker), il secondo livello del film, la necessità di liberarsi dallo sguardo e dal potere degli altri (in particolare degli uomini) e il conflitto che porta alla metamorfosi, è un po' più disomogeneo.
Ciò non impedisce a Drone di affermarsi come un'opera prima originale nella sua volontà di definire i propri codici sulla base di un corpus classico. Sotto l'apparenza ingannevolmente limpida e la struttura a spirale (la sceneggiatura è scritta dal regista e da Fanny Burdino), il film cerca indubbiamente di iniettare un po' troppe suggestioni per le dimensioni del suo involucro, ma il suo agghiacciante specchio sociale, le autentiche prodezze visive e la notevole colonna sonora di Paul Sabin meritano certamente una visione.
Drone è prodotto da Haut et Court. StudioCanal si occupa delle vendite internazionali.
(Tradotto dal francese)
Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.