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DINARD 2024

Recensione: Bring Them Down

di 

- Risentimento e paternalismo portano a un'escalation di violenza assurda nel promettente film d'esordio di Christopher Andrews, interpretato da Christopher Abbott

Recensione: Bring Them Down
Barry Keoghan e Christopher Abbott in Bring Them Down

Dopo essere stato presentato in anteprima a Toronto nella sezione Special Presentations ed essere stato proiettato in alcuni festival statunitensi, il primo lungometraggio di Christopher Andrews, Bring Them Down, è stato proposto in anteprima europea in concorso al Dinard British and Irish Film Festival. Sarà proiettato al BFI London Film Festival alla fine del mese.

Scritto dallo stesso Andrews, il film si muove nell’ambito del genere thriller per raccontare la sua storia di conflitti familiari, lotte economiche e violenza patriarcale. La stilizzata sequenza d'apertura ci presenta indirettamente uno dei due protagonisti principali: in un'auto che sfreccia nella foresta, una donna di mezza età (Susan Lynch) si rivolge al figlio Michael, che sta guidando, e gli dà una brutta notizia. Non vediamo il suo volto, ma sappiamo che la sua reazione avrà conseguenze devastanti. Passiamo ad anni dopo, quando Michael O'Shea (l'attore statunitense Christopher Abbott, che ha adottato in modo impressionante sia l'accento che la lingua irlandese) vive ora con il padre Ray (Colm Meaney), malato e irascibile, e si occupa dell'attività pastorizia della famiglia. Il loro rapporto è difficile, così come quello con i vicini e colleghi agricoltori, Gary (il grande Paul Ready, che si è distinto nella serie The Terror) e suo figlio Jack (Barry Keoghan). Gary è ora sposato con Caroline (Nora-Jane Noone), ex fidanzata di Michael, che porta ancora con sé i segni di quel fatidico giorno in cui tutto è andato storto.

Andrews ci rende partecipi del punto di vista di Michael quando le cose cominciano ad andare di nuovo male. L'allevatore fatica già a mantenere la calma quando vede che qualcuno ha distrutto il cancello della proprietà del padre, e quando scopre che Gary ha apparentemente rubato due dei loro montoni e ha cercato di venderli al mercato, pensa alla vendetta. La tensione più o meno sopita tra le famiglie inizia a riaffacciarsi ancora una volta, ma Andrews non ha ancora presentato i suoi personaggi con sufficiente profondità perché i loro scontri e gli sguardi minacciosi che si scambiano abbiano un grande impatto, e la prima mezz'ora del film non riesce a catturare l'attenzione.

È nel secondo atto del film che l'approccio ingegnoso di Andrews si rivela e comincia a dare i suoi frutti. Il regista passa al punto di vista di Jack e ci riporta indietro nel tempo fino all'inizio di questa recente serie di eventi, rivelando dettagli cruciali che rimodellano il nostro pensiero: Gary ha abbattuto il cancello solo dopo che Ray si è rifiutato ostinatamente di lasciarli passare, e sono state le preoccupazioni di Jack per la propria famiglia, che soffre sotto il peso delle difficoltà finanziarie, a spingerlo sulla strada deplorevole della vendetta. Improvvisamente quelli che sembravano atteggiamenti inutilmente freddi e violenti da parte di tutti gli uomini coinvolti sembrano essere il risultato di una paura endemica dell'abbandono, del desiderio di apparire forti e dell'incapacità di mostrare rimorso. Alla fine Andrews rende i suoi personaggi molto più accessibili e accattivanti nonostante i loro difetti, con Keoghan e Ready in particolare che danno una rara sensibilità e una sottigliezza alle loro interpretazioni, rispettivamente di una mascolinità fragile e ancora in divenire.

Questa impressionante ondata di sentimento arriva però un po' tardi, e ci si chiede se avrebbe potuto mettere in risalto l'assurdità a tratti comica della violenza che questi uomini si infliggono l'un l'altro se avesse avuto più spazio per esprimersi. Anche il lavoro della macchina da presa di Nick Cooke sembra a volte piuttosto accidentale, quando avrebbe potuto contribuire a plasmare meglio questa narrazione costruita in modo intelligente in una sconvolgente rete di prospettive simile a quella di Rashomon. Bring Them Down rimane comunque un'opera prima promettente, soprattutto per la sua sceneggiatura giocosa che ribalta il genere thriller per mettere al centro i veri sentimenti umani.

Bring Them Down è una coproduzione irlandese, britannica e belga di Tailored Films, Wild Swim e Frakas Productions. Le vendite internazionali sono gestite da Charades.

(Tradotto dall'inglese)

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