Recensione: Una ballena
di Júlia Olmo
- Pablo Hernando si conferma una delle voci più singolari del nuovo cinema spagnolo con un neo-noir fantascientifico con protagonista una suggestiva Ingrid García-Jonsson

Quando Ingrid (interpretata da una suggestiva Ingrid García-Jonsson) preme il grilletto, le sue vittime non sanno chi ha sparato loro. La sua capacità di infiltrarsi e scomparire senza lasciare traccia la rende una spietata killer su commissione. Ma questo potere deriva da una strana connessione con un altro mondo, un mondo abitato da mostruose creature marine che, mentre le conferiscono abilità speciali, la privano lentamente della sua umanità. Questa è la misteriosa trama di Una ballena, il nuovo film di Pablo Hernando (una delle voci più interessanti del cosiddetto “El otro cine español”, regista di film singolari come Cabás, Berserker [+leggi anche:
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Una ballena è uno di quei film che è meglio andare a vedere senza saperne nulla. Attraverso un incrocio tra cinema noir, fantascienza e horror cosmico, il film parla di un mondo che non vediamo e che non possiamo spiegare completamente, dell'invisibile e dell'impercettibile, dei luoghi d'ombra in ognuno di noi, dell'impossibilità di svelare completamente qualcuno, della lotta tra l'umano e l'animale, del mostruoso, della presenza del fantasmatico e dello straordinario nella realtà; anche del passaggio del tempo e della solitudine, di come diventiamo ciò che siamo, del peso del passato sul presente e sul domani, di un mondo che scompare.
Pablo Hernando esplora tutto questo con immaginazione, suggestione e mistero, più attraverso ciò che non viene detto che attraverso ciò che viene detto, lasciando che le immagini parlino e suggeriscano idee, emozioni, stati d'animo. Questo è uno dei punti di forza del film. Il regista si addentra nel genere noir (con un interessante gioco che mescola chiari riferimenti al polar francese di Jean-Pierre Melville in Frank Costello faccia d'angelo con l'immaginario di Herman Melville in Moby Dick) attraverso un crossover audace e originale con un horror a tratti costumbrista (che ricorda facilmente altri film di questo cinema spagnolo ai margini). Il risultato è un film la cui forma oscura parla del mistero che lo attraversa nel profondo, che sa giocare con la libertà concessa dal genere, con le possibilità del simbolico (le metafore offerte dal mondo marino sono molto presenti), la fantasia, il suono, il tono, il colore, le texture, il fuori campo. Hernando riesce anche a realizzare una messa in scena austera, cupa, enigmatica e allo stesso tempo bellissima, ottenendo immagini visivamente potenti, che catturano quel mare di cui non riusciamo mai a vedere completamente le profondità.
Una ballena è un coraggioso neo-noir con personalità, un passo avanti per Pablo Hernando, un film tanto criptico quanto affascinante, a tratti ipnotico. Forse uno dei suoi più grandi successi sta nella capacità di giocare con la bellezza, il terrore, la libertà del mistero e l'immaginazione dello spettatore, lasciando che ognuno di noi interpreti e dia il proprio significato a ciò che vede sullo schermo. Senza dubbio, un'opera che conferma Hernando come uno dei registi più singolari dell'attuale panorama cinematografico spagnolo.
Una ballena è una coproduzione tra Spagna e Italia delle compagnie Señor & Señora, Orisa Produzioni e Sayaka Producciones. Le vendite internazionali sono affidate a Latido Films e la distribuzione in Spagna a Elastica Films.
(Tradotto dallo spagnolo)
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