Recensione serie: Citadel: Diana
- La serie italiana nata dal mondo di Citadel è una spy story emotiva, incentrata sui personaggi e con protagonista una sorprendente Matilda De Angelis
Dopo aver prestato il volto all’avvocata paladina dell’emancipazione femminile nella fortunata serie targata Netflix La legge di Lidia Poët, la 29enne Matilda De Angelis veste ora i panni di una strepitosa action heroine in Citadel: Diana, la nuova spy story in sei episodi in arrivo su Prime Video il 10 ottobre e costola italiana del mondo di Citadel, la serie americana con Richard Madden e Priyanka Chopra Jonas che l’anno scorso è risultata la seconda serie original Prime Video più vista fuori dagli Stati Uniti. La lanciatissima attrice bolognese, scoperta in Veloce come il vento [+leggi anche:
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scheda film] e poi nella miniserie The Undoing, mette a frutto i suoi 12 anni di ginnastica artistica per eseguire scene mozzafiato di lotta a base di arti marziali, di sparatorie con annesse capriole e di inseguimenti spettacolari (compreso un volo in zip-line lungo quasi 450 metri sul Cretto di Gibellina, la monumentale opera d’arte ambientale di Alberto Burri in Sicilia), per lo più senza controfigura. Ma non manca di dare al suo personaggio anche uno spessore emotivo, fortemente voluto dagli autori (dirige Arnaldo Catinari, già regista di Suburra - La serie, head writer è Alessandro Fabbri), emozioni che la sofisticata spia Diana Cavalieri, che si porta dietro un passato doloroso, dovrà in qualche modo imparare a reprimere.
Iconica fin dal taglio di capelli asimmetrico, ideato dall’hair designer Giorgio Gregorini (premio Oscar per Suicide Squad) e che sta a simboleggiare un prima e un dopo nella sua vita, Diana si muove in un’ipotetica Milano del 2030, retrofuturista, dove il celebre Duomo cittadino è ridotto a un cumulo di macerie, mentre in Parlamento si discute di militarizzazione delle città e di liberalizzazione delle armi sul modello americano. Insomma, l’utopia dell’agenzia spionistica Citadel, nata molti anni prima con l’obiettivo di garantire pace e sicurezza a tutti i cittadini e poi distrutta dall’organizzazione rivale Manticore, sembra definitivamente naufragata. Da allora, Diana, spia di Citadel sotto copertura (“diventerai una di loro, ma resterai una di noi”, le dice il suo mentore incarnato da Filippo Nigro, in uno dei tanti flashback), è rimasta intrappolata tra le linee nemiche come infiltrata in Manticore. E per uscirne definitivamente, sarà costretta ad allearsi proprio con l'erede di Manticore Italia, Edo Zani (Lorenzo Cervasio), figlio del capo dell’organizzazione, l’implacabile Ettore Zani (Maurizio Lombardi), che dal canto suo lotta per la supremazia contro le altre ramificazioni europee dell’agenzia.
Frutto di un lavoro di squadra a livello internazionale (le writers’ room della serie originale americana, di questa versione italiana e di quella indiana di prossima uscita, Citadel: Honey Bunny, non hanno mai smesso di confrontarsi fra loro), Citadel: Diana è comunque un racconto a sé stante, con un proprio stile e identità culturale. Non abusa di effetti speciali, i personaggi rimangono al centro della narrazione (nel cast, fra gli altri, anche la francese Julia Piaton, l’olandese Thekla Reuten e il tedesco Maxim Mehmet), le scene action sono emotive e tridimensionali, e il tutto è immerso nella suggestiva atmosfera sonora dei Mokadelic (il gruppo romano già autore delle belle musiche di Gomorra - La serie). Sulla base delle prime due puntate che è stato possibile vedere in anteprima, l’Italia, solitamente poco incline a produrre film di genere spy-action, sembra aver svolto il suo compito in modo più che dignitoso e ben centrato.
Citadel: Diana è una serie prodotta da Cattleya (parte di ITV Studios) e Amazon MGM Studios, con la produzione esecutiva di AGBO dei fratelli Russo; in esclusiva su Prime Video.
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