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ARRAS 2024

Recensione: Raw Material

di 

- Le buone intenzioni di giustizia a volte hanno conseguenze imprevedibili, come dimostra abilmente il primo lungometraggio dell'ungherese Martin Boross

Recensione: Raw Material
András Pál e Zsolt Dér in Raw Material

“Hanno bisogno di un obiettivo, una missione, un segreto condiviso, qualcosa che li liberi”. Quando una piccola équipe cinematografica (un regista, un’autrice e un cameraman), in attesa di finanziamenti per un progetto, arriva dalla capitale per condurre un laboratorio creativo estivo per giovani in un villaggio sperduto, scopriamo un ambiente banale, ma anche tutto un altro mondo abitato da artisti di Budapest al verde. “Dobbiamo conoscerci, la fiducia è essenziale": ma questo processo di conoscenza diventa sempre più complicato man mano che scoprono la realtà del luogo in questione e l'atteggiamento che devono adottare. È questo il tema apparentemente ordinario ma ricco di sfumature esplorato dal regista ungherese Martin Boross nel suo primo lungometraggio, Raw Material, proiettato nella sezione Visioni d'Oriente del 25mo Arras Film Festival.

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“Non credi che sappiano cosa è bene per loro? E di chi possono fidarsi”. Assunto dal sindaco Gáspár (András Pál), il trio composto da Tamás (Zsolt Dér), Hanna (Blanka Mészáros) e Krisztián (Dániel Baki) dà il via al workshop con buon umore, girando una parodia di un film di zombie e progettando di inserire nel mix un cetriolo, ortaggio fondamentale per l'economia locale. Ma quando un giovane rom abbandona il programma di formazione (costretto a sostituire la madre malata come lavoratrice agricola) e le voci cominciano a girare, soprattutto quella dell'adolescente Zsani (Stefi Szabo), nelle due settimane successive i meccanismi segreti del villaggio (che gode di livelli di occupazione decisamente elevati) diventano più chiari: “Gáspár è ovunque. Terrorizza tutti”. Cosa farà la nostra gente di città con queste informazioni e con i segreti sgradevoli che stanno lentamente emergendo? Nonostante gli avvertimenti di Hanna (“non siamo qui per giocare all'ispettore Colombo”), Tamás insiste per affrontare Gáspár e portare alla luce la verità girando un documentario al volo...

Costruito su una sceneggiatura intelligentemente composta dal regista in collaborazione con Fanni Szanto, Raw Material tiene nascoste le sue carte prima di assumere tutta la sua portata in una parte finale che rovescia completamente la prospettiva del film mettendo in discussione il ruolo dell'artista. Si tratta di una nuova angolazione i cui semi sono stati sapientemente gettati in anticipo e che conferisce una raffinata dimensione politica a un film che gioca sulle apparenze manichee e sulle rappresentazioni grossolane con l'obiettivo di trasmettere un messaggio sottile sul potenziale impatto delle immagini.  

Raw Material è prodotto da Filmfabriq e coprodotto da Stereo Akt.

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(Tradotto dal francese)

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