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SALONICCO 2024

Recensione: Los Tortuga

di 

- Il film di Belén Funes affronta l'esperienza degli immigrati della classe operaia in Catalogna attraverso un toccante dramma familiare madre-figlia, guidato da un duo di attrici affermate

Recensione: Los Tortuga
Elvira Lara e Antonia Zegers in Los Tortuga

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, in concorso a San Sebastián, la cineasta catalana Belén Funes torna con un secondo lungometraggio a raccontare un dramma sociale che affronta intricate relazioni familiari e che, come il suo primo film, ha una sceneggiatura firmata dalla regista con  Marçal Cebrián. Los Tortuga [+leggi anche:
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, proiettato nel Concorso Internazionale Meet the Neighbours+ di Salonicco dopo essere stato presentato in anteprima mondiale nel Centrepiece di Toronto, fa riferimento, sia nel titolo inglese che in quello spagnolo, agli abitanti dei villaggi della campagna spagnola che migrano in Catalogna. Le due protagoniste, un'affiatata coppia composta da madre e figlia il cui rapporto è minato dal dolore, devono attraversare una resa dei conti familiare con una sorta di esilio, sia fisico che emotivo. Per questi ruoli, le due attrici protagoniste hanno ricevuto i premi per la migliore attrice e la menzione speciale del concorso durante la cerimonia di premiazione del festival di domenica scorsa.

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Delia (Antonia Zegers, abituale collaboratrice di Pablo Larraín), cilena immigrata in Spagna, mantiene se stessa e la giovane figlia adulta Ana (Elvira Lara) facendo la tassista di notte a Barcellona. Tra le parole non dette c'è il marito di Delia e padre di Ana, il defunto Julián, che proveniva dalla campagna andalusa, dove c’è la fattoria di ulivi della famiglia. Ciascuna ha il proprio modo di affrontare la sua morte: mentre Ana assorbe il suo ricordo riconoscendolo, Delia lo rifiuta del tutto, reagendo ogni volta che la sua scomparsa viene in qulche modo confermata. Delia si mostra allegra con la famiglia e bravissima quando gioca con le nipotine Candela e Marta, ma emerge un attrito quasi brutale quando cerca di confrontarsi con la matura figlia.

Funes lascia che lo spettatore colga e assorba le dinamiche della famiglia allargata - e le relazioni tra le singole persone - che si sviluppano nella prima mezz'ora, prima di calare finalmente la carta del titolo. Soprattutto nelle scene d'insieme, l'attrice emula uno stile da documentario d'osservazione: assistiamo al gruppo che raccoglie le olive, agli adolescenti che fumano erba di nascosto e alle tese interazioni durante il Natale tra una Delia sempre più conflittuale e Ana. Ma poco dopo il trasferimento a Barcellona per permettere ad Ana di frequentare l'università, le due ricevono un avviso di sfratto, che porta Delia a crollare, mentre Ana sente il peso delle responsabilità ricadere su di lei. Nonostante questa distanza affettiva, Zegers e Lara continuano a interpretare la relazione coome un legame incredibilmente stretto. Dimostrano ostinatamente il loro amore l'una per l'altra - Ana continua a usare un set di trucchi che Delia ha comprato per lei, anche se la giovane donna non ama i trucchi - mentre emotivamente scivolano l'una accanto all'altra, piangendo silenziosamente la stessa perdita non elaborata. Il direttore della fotografia Diego Cabezas getta un'ombra persistente sulle immagini del film: i capelli scuri, le stanze oscure e gli interni delle auto poco illuminati sembrano nascondere più di quanto non farebbero di solito.

La seconda metà del film ha un ritmo meno regolare, costringendo lo spettatore a colmare alcune lacune nella storia. I cambiamenti sembrano avvenire più rapidamente, mentre la coppia si allontana sempre di più, per poi ricongiungersi ogni tanto in uno stretto abbraccio, a ricordarci che hanno bisogno l'uno dell'altro. Ma Funes non allunga mai troppo la vicenda, lasciandoci invece il compito di mettere insieme i pezzi. La toccante scena finale del film rappresenta una piccola scintilla di speranza per madre e figlia, non mostrando una lenta progressione verso l'accettazione ma una svolta inaspettata, come un vero e proprio atto di magia. Forse, dopo tutto, c'è una via d'uscita dall'oscurità di un dolore inimmaginabile.

Los Tortuga è una produzione ispano-cilena di Oberon Media (Spagna), La Claqueta (Spagna), Los Tortuga AIE (Spagna) e Quijote Films (Cile). Le vendite internazionali sono affidate a Film Factory Entertainment.

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(Tradotto dall'inglese)

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