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BLACK NIGHTS 2024 Concorso

Recensione: Empire of the Rabbits

di 

- Un ragazzo cresciuto in condizioni di estrema povertà sfida il padre e l'intero sistema corrotto nel nuovo lungometraggio del regista turco Seyfettin Tokmak

Recensione: Empire of the Rabbits
Alpay Kaya in Empire of the Rabbits

A volte la vita sembra un ciclo infinito di oppressioni e abusi. I potenti opprimono coloro che non lo sono, i genitori sfruttano i loro figli, le persone maltrattano gli animali, i cani da caccia inseguono i conigli, i bambini fanno i bulli e vengono maltrattati a scuola. Tutto questo si può osservare nel toccante lungometraggio Empire of the Rabbits [+leggi anche:
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di Seyfettin Tokmak, ambientato nella Turchia rurale,  presentato in anteprima nel concorso ufficiale del Tallinn Black Nights Film Festival.

L'adolescente Musa (l'esordiente Alpay Kaya) vive con il padre Beko (Sermet Yeşil di Kosmos [+leggi anche:
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) in condizioni di estrema povertà. Il loro unico reddito proviene dai loschi lavori del padre, che comprendono gare di cani da caccia con un coniglio vivo e scommesse illegali gestite dal gangster locale Muzaffer (Kubilay Tunçer, già visto in C'era una volta in Anatolia [+leggi anche:
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e L'albero dei frutti selvatici [+leggi anche:
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di Nuri Bilge Çeylan). Inoltre ha organizzato una truffa con la scuola di cui è preside: gli studenti devono fingere di avere bisogni speciali, in modo che Muzaffer possa ricevere donazioni. Beko escogita un piano per iscrivere Musa alla scuola di Muzaffer, sperando di poter ottenere un sostegno statale per il figlio "disabile", mentre Musa  prende anche "lezioni private" di finta disabilità dalla figlia di Muzaffer, Nergis (Perla Palamutçuoğullari, un'altra esordiente).

Incompreso, trascurato e spesso maltrattato a casa dal padre duro ed egocentrico e vittima di bullismo a scuola, Musa è in realtà un'anima gentile e nobile, che passa tutto il tempo a salvare i conigli dalle trappole del padre e a portarli nel suo luogo speciale, segreto e sicuro in una grotta, dove cerca di costruire un suo impero. Quando mostra a Nergis il suo ecosistema, lei si allea con il ragazzo. Ma il sistema corrotto può essere riparato dal potere della pura bontà? Potrebbe esserne spezzato?

Lo sceneggiatore e regista Tokmak proviene non solo da un background di regia cinematografica e televisiva, ma anche di insegamento di teoria cinematografica e di attivismo, il che potrebbe spiegare perché Empire of rabbits è un film ben congegnato con strati di metafore, analogie e parallelismi che dipingono il quadro di una vita in condizioni estremamente dure. Concentrandosi sullo stato delle cose, il regista relega deliberatamente la storia in secondo piano, per cui la trama sembra girare in tondo, lentamente. Agendo apparentemente in modo intuitivo, sulla base delle emozioni di determinate scene, il montatore Vladimir Gojun riesce alla fine a stabilire un certo senso di continuità e di ritmo, che era necessario per un film che poteva essere, a livello di atmosfera, ben poco gradevole e impegnativo per lo spettatore.

A livello puramente audiovisivo, tuttavia, il film offre molta poesia, grazie alla suggestiva fotografia di Claudia Becerril Bulos, che riprende i vasti paesaggi con scarsa o nulla presenza umana e gli interni fatiscenti e spogli con colori naturalmente torbidi, quasi senza illuminazione artificiale e con una intima macchina a spalla. Il paesaggio sonoro del film è complementare alle immagini e diventa uno strumento di drammaturgia, poiché i dialoghi sono piuttosto scarsi. L'immancabile sound design dell'ululato del vento e le musiche di Erkan Oğur dipingono il quadro della vita interiore di Musa con note più delicate, ma anche aumentando la tensione quando necessario.

Alla fine,  Empire of the Rabbits è un film molto cupo, ma con il cuore al posto giusto. La durezza del mondo che ritrae fa riflettere, mentre la bontà intrinseca dei suoi giovani protagonisti segnala che c'è ancora un po' di speranza.

Empire of the Rabbits è una coproduzione turco-messicana-croata-libanese di Yaman Film, ZKF, TRT Sinema, Mandarina Cine, Nukleus Film, Soberworks e Placeless Films.

(Tradotto dall'inglese)

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