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IL CAIRO 2024

Recensione: January 2

di 

- Il dramma minimalista e sottile, ma intenso, di Zsófia Szilágyi sulle relazioni umane ritrae un singolo giorno come soglia tra due fasi fondamentali della vita

Recensione: January 2
Jóvári Csenge in January 2

La regista ungherese Zsófia Szilágyi si rivela ancora una volta una vera devota del principio dell'unità del tempo nella struttura narrativa di un film. Nella sua opera prima, One Day [+leggi anche:
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, la macchina da presa catturava 36 ore nella vita di una madre di tre figli mentre si dibatte tra una noiosa mondanità e l'infedeltà del marito. Il secondo lungometraggio di Szilágyi, January 2 [+leggi anche:
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, presentato nel Concorso Internazionale del 45mo Festival Internazionale del Cinema del Cairo dopo l'anteprima mondiale nella sezione Biennale College Cinema di Venezia, restringe questo arco di tempo a meno di un giorno. Entrambe le opere ritraggono magistralmente la vita quotidiana, catturando dettagli pratici ed esistenziali con un'intuizione raffinata. Pur basandosi su un realismo grintoso, l'obiettivo dell'autrice rivela sottili sfumature psicologiche nei personaggi, trasformando l'apparentemente banale in un vero studio filosofico. Proprio come nel dramma greco, dove l'unità del tempo si allinea alle parabole mitologiche, la narrazione di Szilágyi è spinta dai capricci del caso. Il destino, tuttavia, non è un leitmotiv esplicito; i personaggi si abbandonano semplicemente al flusso della vita, che prima o poi spazza via tutto ciò che incontra sul suo cammino.

Nella gelida mattina del 2 gennaio, appena smaltita la sbornia del Capodanno e dopo che la dura realtà ha bussato inevitabilmente alla porta, Ági (un Jóvári Csenge dall'aria perplessa e determinata al tempo stesso) si reca in auto per aiutare Klára (Zsuzsanna Konrád, in un delicato equilibrio tra spensieratezza e malinconia) a traslocare dalla casa del marito, dopo la loro separazione. La madre di Klára accompagna i due bambini prima del primo viaggio, permettendo ai genitori di comportarsi a loro volta in modo infantile: lui getta le valigie davanti a casa, chiaramente offeso, mentre lei urla, incapace di credere all'immaturità dell'uomo con cui aveva tentato di formare una famiglia. L'intera giornata, e quindi il film, trascorre caricando borse e scatole nel bagagliaio, per poi trasportarle in un angusto appartamento all'ultimo piano di una zona più centrale di Budapest, con un soffitto ammuffito e senza ascensore, per cui tutto - borse, scatole e persino l'albero di ficus - deve essere portato su e disfatto. E così via, per sette volte.

Nel corso di questo ciclico road movie appare il nuovo fidanzato di Klára, che sembra più un confortante porto di mare che una nuova storia d'amore, mentre Ági ruba dei momenti per parlare al telefono con il suo compagno, poco disponibile, che la tiene in scacco. Nella solitudine condivisa dalle due donne, interrotta di tanto in tanto da aiutanti occasionali, emergono confessioni e intuizioni che le rendono, se non più sicure della loro strada, almeno un po' più mature. C'è la sottile implicazione che non importa quanto impegno mettano nelle relazioni e nello sviluppo personale, la corrente le porterà via in una direzione totalmente arbitraria.

È difficile spiegare perché alcuni film dalla struttura ripetitiva ci annoino a morte, mentre altri ci tengono incollati dal primo all'ultimo frame. January 2 rientra in quest'ultima categoria, forse grazie alla sua composizione quasi musicale, in cui ogni variazione sul tema si basa sulla precedente; e poi il ripetuto e metodico lancio di bagagli avanti e indietro sembra metterci letteralmente nei panni delle eroine. Piuttosto che affidarsi alla suspense, il film si addentra nelle complessità dei suoi personaggi e nelle sfumature della loro situazione. La ricerca di identificazione è altrettanto disarmante: chi non si è mai trovato "nel mezzo del cammin di nostra vita", per citare Dante, con i ponti bruciati alle spalle e una strada invisibile che conduce nella nebbia? La scelta di utilizzare come sfondo giornate grigie con cielo coperto dà il tocco finale a questa raffigurazione dell'esser persi e alla deriva in età adulta.

January 2 è prodotto dall'ungherese Poste Restante.

(Tradotto dall'inglese)

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