Recensione: Le Choix
- Vincent Lindon impone il suo carisma e il suo talento come personaggio unico nei 77 minuti di tensione del remake di Gilles Bourdos di Locke di Steven Knight

"Sei pazzo", "hai completamente perso la testa", "tu deliri". Il minimo che si possa dire è che i diversi interlocutori telefonici durante il viaggio in auto nella notte di Joseph Cross verso Parigi non condividono affatto il suo punto di vista sulla situazione in cui ha deciso di ficcarsi e di ficcare tutti loro. Ma ha preso la sua decisione e non demorde. A dispetto dei profondi dubbi che, a ben vedere, lo assillano, continua sul suo percorso come un funambolo sospeso su un precipizio sferzato dal vento.
Nel decidere di adattare il film Locke [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film] dell'inglese Steven Knight, presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia nel 2013, Gilles Bourdos si è prefisso anche di raggiungere un pari livello di equilibrio con un esercizio di stile rischioso. Avevamo già incontrato Bourdos tra l'altro alla Quinzaine des réalisateurs del 1998 con Disparus, a Cannes Un Certain Regard nel 2012 con Renoir [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film] e a Venezia Orizzonti nel 2017 con Vulnerabili [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film]). Ma alla fine, nel confronto tra l'opera originale e Le Choix [+leggi anche:
trailer
scheda film], presentato il 20 novembre dall'UGC nelle sale francesi dopo un passaggio alla Festa del Cinema di Roma, è soprattutto la struttura narrativa del modello iniziale a far emergere il problema filmico, con un unico protagonista in un veicolo in cui la macchina da presa non stacca mai durante lo spostamento in tempo reale.
Va da sé che un'impresa del genere non può fare a meno di un interprete d'eccezione, altrimenti sarebbe un grave passo indietro. Dopo Tom Hardy, è Vincent Lindon (premiato a Cannes nel 2015 per La legge del mercato [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Stéphane Brizé
scheda film] e a Venezia quest'anno per Noi e loro [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Delphine e Muriel Coulin
scheda film]) che ha affrontato la sfida di indossare i panni di un personaggio che ha preso una decisione di carattere morale ("mi sono comportato male"), portando la sua intera vita privata e professionale sull'orlo dell'esplosione.
Per coloro che non hanno mai visto Locke, adattato ora in salsa francese dallo sceneggiatore Michel Spinosa, spieghiamo che ciò di cui tratta l film lo si scopre rapidamente al termine dei numerosi appelli telefonici inviati e ricevuti da Joseph Cross nella sua auto in viaggio verso la capitale, dopo aver abbandonato il gigantesco cantiere in provincia di cui è responsabile: "sta per partorire e il bambino è mio”. Non si tratta della sua donna ma di una quasi sconosciuta ("tu mi conosci appena, io ti conosco appena") con la quale è andato a letto l'anno precedente durante una trasferta di lavoro. Una donna fragile, sola, in preda al panico di fronte all'evento e che lui si rifiuta di abbandonare in queste circostanze. E scegliendo di non tornare a casa, dove i due figli lo aspettavano per assistere a una partita di calcio, e disertando il suo posto di lavoro alla vigilia di una gettata di cemento record, il cui fallimento potrebbe costare 100 milioni di euro al gruppo in cui è impiegato, Joseph mina tutta la fiducia che era stata riposta in lui, compresa quella della moglie, alla quale confessa tutto (“era la prima volta, lo giuro”). Mentre guida cerca in ogni modo di assumersi la responsabilità fino in fondo, delegando il suo lavoro a un vice terrorizzato da questa improvvisa responsabilità, che guida passo dopo passo, e soprattutto ragionando, perché la sua decisione ha in realtà ragioni molto più segrete, intime e psicoanalitiche...
Con il suo ritmo incalzante molto ben costruito, Le Choix è composto di una serie di mini-crisi alimentate da conversazioni telefoniche che il protagonista deve affrontare e risolvere. Metafora di un mondo moderno di isolamento interconnesso e delle scosse telluriche che possono improvvisamente scuotere le profondità di qualsiasi individuo comune, il film riesce a iniettare verità e umanità nella gabbia di un esercizio stilistico. Questo risultato deve molto a Vincent Lindon, il cui carisma e la cui maturità di attore erano essenziali per un ruolo così grande e delicato.
Le Choix è stato prodotto da Curiosa Films in coproduzione con UGC, Studio Exception e JD Prod, ed è venduto all'estero da Newen Connect.
(Tradotto dal francese)
Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.