BLACK NIGHTS 2024 Concorso opere prime
Recensione: The House with No Address
- La realtà esagerata del thriller distopico altamente stilizzato di Hatice Aşkın fa riflettere sui livelli che la sorveglianza pubblica e la cancel culture possono raggiungere

Hatice Aşkın, la regista turca il cui accattivante film The House with No Address [+leggi anche:
trailer
scheda film] è attualmente proiettato nel concorso opere prime del Festival Black Nights di Tallinn, vanta una solida esperienza nella scenografia cinematografica, evidente in questa sua prima prova dietro la macchina da presa. Il film è visivamente così accattivante che, a tratti, l'occhio si distrae eccessivamente con elementi dell'ambientazione e perde i dettagli della trama, che a sua volta è corredata da "note a piè di pagina". Questo non si rivela fatale, poiché l'idea generale del proverbio "chi semina guai, raccoglie guai" permea la storia e alla fine trionfa, rieducando con successo il protagonista, a prescindere dal prezzo elevato. Sebbene lo spettatore possa perdere la pazienza di fronte ai pezzi di questo puzzle assemblati in modo un po' maldestro, i preziosi riferimenti alla nostra modernità eccessivamente controllata rimangono, consentendo a ciascuno la propria catarsi privata.
In una realtà sterile, geograficamente indefinita e senza nome, Alper (interpretato con freddo perfezionismo da Boran Kuzum) è orgoglioso del suo contributo alle nuove leggi statali, mentre sogna di diventare pubblico ministero. La legge perseguita i cittadini in base ai peccati capitali biblici, e persino gli animali domestici che osano distruggere le piante dei vicini cadono sotto la sua scure. Le sentenze condannano i colpevoli all'oblio, mentre i loro cari vengono attentamente monitorati finché non vengono liberati da ogni ricordo sovversivo. Alper è orgoglioso di essere una delle menti dietro tutto ciò, finché sua madre non viene accusata di gola per l'eccessiva quantità di marmellata di fragole che prepara in casa. Le vite di Alper e di suo padre (Osman Sonant), anche lui un uomo di legge, prendono una piega discendente mentre perdono clienti, affrontano il dolore e lottano con una reputazione macchiata, mentre incombe la minaccia finale di vedere la loro casa piena di ricordi confiscata. Nel frattempo, Alper, che non vuole dimenticare sua madre, viene forzatamente costretto a usare un nuovo nome e viene mandato in un centro di ritiro per "pulirsi" dai ricordi, ma questo non fa che fargli sviluppare una rabbia crescente verso idee che un tempo considerava buone.
La sinossi del festival promuove il film come produttore di "spunti di riflessione più profondi sul valore della memoria e dei ricordi". Il tema centrale della memoria è, ovviamente, indiscutibile, ma ciò che è più interessante e specifico è la critica indiretta alla cancel culture, una tendenza che è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni e che può rovinare la vita delle persone in pochissimo tempo, anche solo con accuse non dimostrate. In questo senso, gli inverosimili peccati attribuiti a destra e a manca in questo film – un aspetto che rappresenta soprattutto un punto debole della sceneggiatura – servono comunque da campanello d'allarme su quanto possa spingersi l'assurdità dei linciaggi pubblici, ad esempio sui social network.
Nonostante gli evidenti riferimenti a Brazil di Terry Gilliam in termini di atmosfera distopica e agli stili visivi di autori come Wes Anderson e Pedro Almodóvar, nonché a Yorgos Lanthimos (quest'ultimo menzionato da Aşkın nelle sue note di regia), e agli occasionali collegamenti narrativi poco elaborati e a un ritmo drammatico sbilanciato, The House with No Address è un debutto originale. Se non ribelle, suscita almeno dubbi sulle relazioni sterili a cui la cosiddetta alta etica morale odierna e l'incessante ricerca della "giustizia" a ogni costo ci stanno spingendo.
The House with No Address è prodotto dalla turca Sky Films, in coproduzione con le turche Vanta Black e Alpha Film, e con la greca View Master Films.
(Tradotto dall'inglese)
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