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BLACK NIGHTS 2024 Concorso film baltici

Recensione: Never Alone

di 

- Klaus Häro racconta un episodio poco conosciuto dell’esperienza finlandese nella Seconda guerra mondiale, che vide un imprenditore impegnarsi per salvare la piccola popolazione ebraica del paese

Recensione: Never Alone
Ville Virtanen in Never Alone

Siamo di nuovo in uno dei luoghi più frequentati dal cinema: il mondo segnato dalla Seconda Guerra Mondiale. Quando la guerra scoppiò, il cinema sonoro aveva poco più di un decennio di vita; da allora ha documentato da vicino il conflitto e ha continuato a guardare indietro a quegli eventi per tutto il resto della sua esistenza. Il cinema, pur distorcendo, amplifica l’avvertimento che la guerra lascia nella storia, e molti degli eventi attuali più inquietanti trovano in essa un inquietante riflesso.

La Finlandia è stata alleata militare della Germania per la maggior parte della guerra, ma non è mai stata occupata (la Danimarca e la Norvegia lo furono, mentre la Svezia è rimasta famosa per la sua neutralità). Tuttavia, per la piccola comunità ebraica del paese, rafforzata dai recenti rifugiati in fuga dal pericolo, fu un periodo comprensibilmente teso. Klaus Häro – regista esperto di film bem costruiti e basati su fatti reali – racconta bene la loro storia con Never Alone [+leggi anche:
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, che ha avuto la sua prima mondiale la scorsa settimana come film di apertura del concorso dei film baltici del Festival di Tallin.

Il film offre una ricostruzione accurata del passato, ma resta troppo legato al modo in cui queste storie sono state tradizionalmente raccontate nei film di Hollywood: semplici drammi morali pensati per manipolare abilmente il pubblico, con il protagonista “salvatore” Abraham Stiller (interpretato da Ville Virtanen) che richiama in modo sottile Oskar Schindler. Tuttavia, Häro riesce comunque a inserire sfumature precise, e l’esperienza finlandese dell’Olocausto si distingue nettamente da quella dei paesi vicini, grazie a confini più chiari dovuti a vari fattori geopolitici. Questi eventi torneranno a essere ricordati grazie a questo film, mentre la difficile situazione dei migranti in Europa oggi rispecchia lo status instabile degli ebrei come minoranza nella società finlandese, tradizionalmente omogenea.

Parte di un’ondata precedente di migrazione ebraica dalla Russia zarista, Stiller – che gestisce con successo un’azienda tessile insieme alla moglie non ebrea Vera (Nina Hedström) – è ritratto come una figura coscienziosa, seppur a volte ingenua e idealista, un punto di riferimento per la comunità (nonché interlocutore con i potenti di Helsinki) impegnato a sostenere i nuovi arrivi ebrei in Finlandia, spesso in condizioni più precarie. Un espediente narrativo in bianco e nero, ambientato nel 1972, riporta la memoria di Stiller indietro nel tempo, quando una giornalista (Satu Tuuli Karhu), intervistandolo con un registratore a bobine per un libro, gli chiede del destino di un uomo chiamato Kollman. Georg (Rony Herman) e sua moglie Janka Kollman (Naemi Latzer) – quest’ultima impiegata da Stiller – erano ebrei austriaci fuggiti dalla loro casa nel 1938; le fazioni filo-naziste all’interno del governo finlandese mettono a nuovo rischio la sicurezza di questi migranti, la loro mancanza di cittadinanza è usata come pretesto per deportarli nel loro luogo di origine, un fatto che sconvolge profondamente gli ebrei finlandesi già assimilati, che temono di poter essere i prossimi.

In una serie di scene cariche di tensione, Häro racconta ogni svolta della vicenda con grande sicurezza; invece di far diventare una singola storia di sopravvivenza un simbolo dell’intero trauma dell’Olocausto ebraico, Never Alone si distingue per la capacità di mettere in luce dettagli e particolarità, mostrando le lotte personali con sobrietà e rispetto. Oltre alla sua attualità, il regista e il co-sceneggiatore Jimmy Karlsson dimostrano anche una profonda consapevolezza del clientelismo politico e dello spreco burocratico – un altro tipo di fallimento sistemico che rallenta la lotta contro il fascismo.

Never Alone é una coproduzione tra Finlandia, Estonia, Austria, Germania e Svezia, di Matila Röhr Productions, Taska Film, Samsara Filmproduktion, Penned Pictures e Hobab. The Playmaker Munich ne gestisce le vendite internazionali.

(Tradotto dall'inglese)

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