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IDFA 2024

Recensione: Trains

di 

- Il film di found footage del veterano documentarista polacco Maciej J. Drygas, frutto di dieci anni di lavoro, lascia davvero vagare la mente

Recensione: Trains

Se qualcuno avesse dei dubbi sul fatto che osservare per 80 minuti il passaggio di treni – che trasportano merci o persone – possa essere un'esperienza profondamente intellettuale e meditativa, Trains [+leggi anche:
intervista: Maciej J. Drygas
scheda film
]
potrebbe fargli cambiare idea. Il film è composto da quasi 600 scatti – tutti in bianco e nero – provenienti da 46 archivi di tutto il mondo ed è il risultato di dieci anni di lavoro del regista polacco di documentari Maciej J. Drygas. Il film ha ottenuto il premio per il miglior film e il miglior montaggio (di Rafał Listopad) all'IDFA conclusosi di recente (leggi la news) ed è stato proiettato successivamente nella nuova sezione Doc@PÖFF del Festival Black Nights.

Senza dialoghi, la forza del film risiede negli effetti sonori creati da Saulius Urbanavicius e nelle musiche di Paweł Szymański, che trasmettono tutto, dall'inquietudine e la minaccia ai momenti di bellezza e gioia. Per molti versi, la colonna sonora diventa un riflesso del XX secolo stesso, con tutta la sua bellezza e il suo terrore. Tuttavia, nessuno di questi – come avrebbe detto Rilke – è un sentimento definitivo. L'atto del passaggio si riflette anche nelle immagini, che riecheggiano, toute proportion gardée, le opere di Godfrey Reggio.

I treni stessi sono i protagonisti d'acciaio del film di Drygas; attraversano lo spazio e il tempo, dalle fabbriche ferroviarie di inizio '900, attraverso i margini di due guerre mondiali, passando per l'immensa tragedia dei campi di concentramento, fino allo sfollamento seguito al conflitto e agli sforzi per ricostruire una vita normale. Si osservano anche momenti più tranquilli, come le palle lanciate all'interno delle carrozze, i pendolari o i pasti consumati in silenzio tra il luogo di partenza e la destinazione. Drygas e il suo team di ricerca hanno scelto soprattutto filmati che mostrano il ventre della storia e il prezzo che la gente comune ha pagato per il progresso e l'espansione – i quali sono stati facilitati anche dai treni, poiché è stata questa mobilità a permettere il trasporto di uomini e bombe da una parte all'altra del continente. E i volti mutilati dei soldati e i cadaveri dei prigionieri di Dachau ce lo ricordano. La cupa citazione di Kafka, “C'è un'infinita quantità di speranza nell'universo... Ma non per noi”, che apre il documentario, lo sottolinea.

I passeggeri ritratti nel film sono per lo più anonimi, ma alcuni, come Adolf Hitler e Charlie Chaplin, sono personaggi famosi o famigerati. Chaplin appare come il suo iconico personaggio di Charlot, che viaggia in privato e viene salutato dai fan. Questo legame tra treni, cinema e macchina da presa è significativo, poiché uno dei primi film mai realizzati, L'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat dei fratelli Lumière, è esso stesso un momento cardine della storia del cinema. Trains non è solo un risultato tecnico – un abile e paziente lavoro d'archivio – ma anche una meditazione sul peso morale e sulla responsabilità delle immagini. La macchina da presa non è solo un testimone silenzioso, ma può essere anche un complice. Drygas, i cui precedenti documentari (come Hear My Cry e One Day in the Polish People's Republic) si sono concentrati sulle vittime e sulle difficoltà quotidiane della vita sotto la dittatura, continua la sua esplorazione artistica della storia con Trains. Il film porta il suo interesse per la memoria e il trauma a nuove profondità (o, con un gioco di parole, alla sua prossima fermata), offrendo anche una riflessione sul costo umano del progresso.

Trains è prodotto da Drygas Film Production (Polonia) e coprodotto da Era Film (Lituania), Fixafilm (Polonia) e Telewizja Polska SA. Il film ancora non ha un venditore internazionale.

(Tradotto dall'inglese)

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