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GIJÓN 2024

Recensione: Boreal

di 

- L'opera prima del regista asturiano Pelayo Muñiz Cabal porta l'aurora boreale a Madrid

Recensione: Boreal
Raúl Tejón in Boreal

Il regista Pelayo Muñiz Cabal, nato a Gijón, ha vinto il FICX Young Directors Award nel 2005 con il suo cortometraggio Sístole/Diástole e da allora lavora con i media audiovisivi e il teatro. All'edizione 2024 del Gijón Film Festival ha presentato in anteprima mondiale il suo primo lungometraggio, Boreal [+leggi anche:
intervista: Pelayo Muñiz Cabal
scheda film
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, nell'ambito della sezione Generación Mutante. Quello che era nato come un progetto presentato a Sitges nel 2017 con il nome di Iceberg è ora Boreal, film  di fantascienza ambientato in uno spazio ristretto in cui due coppie soccombono agli strani effetti dell'Aurora Boreale, inspiegabilmente vivida nei cieli di Madrid.

Il film si apre con Ana (Laura Barba) alla guida e il figlio adottivo, Bruno, sul sedile posteriore. È tutto molto piacevole finché Bruno non prende il portafoglio della madre e le strappa l’origami di carta che lei ha diligentemente nascosto al suo interno; lei si innervosisce e lascia il volante per afferrare il portafoglio, perde il controllo del veicolo e si schianta. Così inizia Boreal - incisivo e ricco di suspense – continuand qualche tempo dopo quel tragico incidente che ha causato la morte di Bruno.

Ora Ana e il suo paziente marito Pablo (Denis Gómez) hanno aperto una pensione in montagna. Appartati, la loro vita continua. Quando i loro migliori amici, Guille (Raúl Tejón) e Bea (Isabel Rodes), vengono in visita occasionalmente senza il loro figlio, la superficie lucida di quella finta serenità inizia a incrinarsi sotto le luci verdi dell'Aurora Boreale. Dal punto di vista narrativo, Boreal ricorda i thriller apocalittici e i drammi che mettono a nudo l'ipocrisia della classe media, ma le sue radici sono profondamente ancorate nel genere fantascientifico, il che gioca a suo favore. Il Guille di Tejón è forse il personaggio catalizzatore che, all'inizio, impressiona per una sua battuta insensibile e bacia Ana sulle labbra come se fossero innamorati, per poi causare un litigio a cena. Questa scena è accuratamente coreografata, anche se tutto scorre in modo molto naturale; Muñiz Cabal utilizza il genere come  un mezzo per esplorare le ansie, piuttosto che mettere in scena una serie di cliché.

C'è violenza e doppio gioco, e queste esplosioni di emozioni umane aggiungono un tocco melodrammatico allo spaventoso sfondo fantascientifico del film. Gli occhi di Pablo e Guille diventano verdastri e presto tutti vengono esposti agli effetti soprannaturali dell'Aurora (che non vengono spiegati, e questo è un bene). La macchina del direttore della fotografia Roberto San Eugenio gira intorno a Guille e il montaggio passa da lui agli altri in rapida successione per trasmettere il crescente senso di dubbio che li affligge tutti. "Sta avendo un altro episodio", dice Bea, ma la cruda realtà del fatto che il marito non la riconosca affatto lede visibilmente la sua fiducia. Boreal gioca con l'idea di linearità narrativa e persino di mondi paralleli, ma è meglio non rivelare troppo su come la realizza. Ciò che conta è che il primo lungometraggio di Muñiz Cabal privilegia il rischio rispetto all'ordine e, in questo modo, realizza un film di genere forte e convincente sulla perdita e sui segreti che custodiamo.

Boreal è prodotto dalle spagnole Nylon e Olivo Films.

(Tradotto dall'inglese)

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