Recensione: Dissident
- Il film di Stanislav Gurenko e Andrii Alferov è un memoir sugli attivisti nell’Ucraina sovietica dallo stile affascinante ma di non facile comprensione per chi non conosca quel perido storico

Se la lingua, prima ancora di essere un codice di comunicazione, è un veicolo di istanze culturali, è evidente che si manifesta come profilo essenziale dell’identità di una comunità nazionale e per questo possiamo parlare di oppressione quando a un gruppo viene imposto l’uso di una lingua diversa da quella materna. Ciò avvenne con l’Unione Sovietica, che bandì la lingua ucraina e impose l'utilizzo della lingua russa, anche nelle scuole. La riappropriazione della lingua come elemento simbolico di opposizione ad un’invasione, che oggi si è trasformata in guerra totale, è centrale in Dissident, film diretto da Stanislav Gurenko e Andrii Alferov, in prima mondiale nel concorso del Torino Film Festival.
Dissident è una sorta di memoir, come spiega un testo sulle prime immagini del film, sulla zia di uno dei regista (immaginiamo Gurenko), attivista del movimento dissidente nell'ucraina sovietica, sopravvissuta alla prigione e alla “medicina punitiva”. Il film cattura i ricordi delle persone della sua cerchia che non smisero di essere dissidenti, anche all’inizio degli anni Novanta. Nel 1968 era finito il cosiddetto “disgelo”, il tentativo di democratizzazione interna voluto da Nikita Krusciov dopo la morte di Stalin, un periodo di respiro, come si sente dire da una voce fuori campo sopra ad immagini di repertorio, in cui milioni di prigionieri politici furono rilasciati dai campi e a 65mila membri dell’Esercito Insurrezionale Ucraino fu garantita l’amnistia. Il nuovo movimento dissidente aveva i suoi eroi negli attivisti per i diritti umani, che propugnavano il libero sviluppo della lingua e cultura ucraine e il diritto di avere il proprio stato e la propria religione, banditi dal 1946. I sacerdoti della Chiesa greco-cattolica che erano riusciti ad evitare le prigioni, continuavano a dire messa di nascosto, come si vede nel film.
Diviso in quattro capitoli, Dissident inizia con un uomo che si da fuoco per protesta, come avevano fatto Jan Palach e Jan Zajíc a Praga nel 1969. Protagonista è una coppia sposata (Oleksandr Pryščepa e Viktorija Romaško): lei lavora in una sartoria, lui in fabbrica, ex soldato dell’esercito ucraino appena rilasciato da un campo di prigionia, dissidente sorvegliato dagli agenti della polizia politica. Attorno alla coppia ruota una serie di personaggi che entrano ed escono dalla narrazione senza un vero filo logico o cronologico: un sacerdote, uno scrittore, vari intellettuali e dissidenti, spie del governo, e una giovane ragazza che scrive canzoni.
La regia ha uno stile affascinante e attualissimo, che omaggia allo stesso tempo il cinema europeo orientale e che nasce presumibilmente dalla fusione delle due esperienze degli autori. Gurenko ha studiato cinema a Los Angeles, ha diretto molti videoclip musicali e spot pubblicitari e nel 2016 ha realizzato un documentario su un gruppo di motociclisti. In Dissident crea, con il direttore della fotografia Oleksandr Bojko, quell’atmosfera opprimente e ansiogena tipica dei film in cui vengono braccati oppositori di un regime, nonostante questo film sia composto essenzialmente da lunghi dialoghi montati da Maksim Miklin (con i due registi) con immagini di repertorio. C’è una continuità tra queste ultime e la colorazione “d’epoca” della fotografia, con la macchina da presa che incornicia geometricamente i personaggi sullo sfondo dell’architettura socialista fatta di rampe di scale triangolari, fabbriche con ampi finestroni e vetrate raffiguranti scene di lavoratori. Dal canto suo, Alferov è un critico cinematografico e raffinato curatore di mostre, che per Dissident firma anche la sceneggiatura con Oleksandr Kačan e Vladislav Micovśkij. Questo spiega la marca spiccatamente autoriale e intellettuale del film e, al di là di un non sottinteso j’accuse a Vladimir Putin, la difficoltà di comprendere i dialoghi da parte di uno spettatore che non abbia grande conoscenza della storia dell’Ucraina sovietica e dimestichezza con personaggi reali come Pavlo Skoropadskyi, Mykhailo Kotsiubynsky, Petro Shelest e altri su cui vertono le discussioni.
Dissident è prodotto dall’ucraina Joyfilms e coprodotto da Odessa Film Studio e AR Content.
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