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RED SEA 2024

Recensione: Sima’s Song

di 

- La politica eclissa il personale nel film di Roya Sadat su due amiche che vivono in Afghanistan alla vigilia dell'invasione sovietica del 1978

Recensione: Sima’s Song
Mozhdah Jamalzadah (a sinistra) e Nelofer Pazira in Sima's Song

La regista afghana Roya Sadat esamina gli sconvolgimenti politici che hanno portato all'invasione sovietica di Kabul nel 1978 attraverso la lente di due amiche che si trovano su fronti opposti del conflitto. Sima’s Song [+leggi anche:
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, presentato in anteprima mondiale al Tokyo International Film Festival e ora in anteprima per l'area MENA alla quarta edizione del Red Sea Film Festival, è un’opera ambiziosa che cerca di mettere in luce il ruolo delle donne nel panorama politico e di tracciare le radici delle attuali lotte dell'Afghanistan.

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Sadat inquadra il film con una potente scena di protesta contemporanea: nella Kabul del 2023, le donne marciano per le strade chiedendo “pane, lavoro, libertà”. Questa cornice ancora la narrazione alla realtà odierna dell'Afghanistan, collegando gli eventi storici rappresentati nel film alla lotta in corso per i diritti delle donne sotto il dominio talebano.

La storia si focalizza su Suraya (Mozhdah Jamalzadah), che decenni dopo prenderà parte alle proteste. Nel 1978, Suraya è una speranzosa sostenitrice degli ideali comunisti della classe medio-alta. La sua migliore amica è Sima (Nelofer Pazira), una cantante di talento proveniente da un umile ambiente musulmano tradizionale. La commovente interpretazione di Sima di una canzone tradizionale afghana ricorre in tutto il film, simboleggiando l'identità culturale in mezzo ai disordini politici. Tuttavia, troppo spesso il film sposta l'attenzione sui meccanismi più ampi del potere, invece di puntare a un ritratto più stratificato e ricco di sfumature delle due protagoniste. Lo sfondo politico – incentrato sulle tensioni tra le fazioni Khalq e Parcham – è a volte confuso, anche se gli autori si sforzano di chiarire termini e nomi nei sottotitoli. L'attenzione per le complessità politiche distoglie l'attenzione dal dramma umano, rendendo la narrazione difficile da seguire per gli spettatori che cercano un'esperienza più incentrata sui personaggi. Nonostante queste difficoltà, Sima's Song rimane un lodevole tentativo di reinserire le donne nella narrazione storica dell'Afghanistan. La decisione di Sadat di mettere in primo piano le prospettive femminili in un contesto storico dominato dagli uomini è coraggiosa e necessaria. In un momento in cui le voci delle donne continuano a essere soffocate, questo film ci ricorda l'importanza di raccontare queste storie. Sebbene Sima's Song possa non soddisfare pienamente gli spettatori che privilegiano la profondità dei personaggi rispetto all'esposizione storica, il suo messaggio risuona comunque profondamente.

Sima’s Song è uno sforzo congiunto che coinvolge Spagna, Paesi Bassi, Francia, Taiwan, Grecia e Afghanistan. I produttori sono Alba Sotorra e BALDR Films, mentre Urban Factory, Volos Films, Asterisk* Films, Homemade Films e Roya Film House figurano come coproduttori. La tedesca Pluto Film cura le vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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